Addio ad Andrea Pittini, il Cavaliere della ricostruzione

Aveva 85 anni, era a capo di un impero dell'acciaio (13 aziende e dà lavoro a oltre 1.700 dipendenti di cui 500 nella sola Osoppo). La salma sarà esposta nella cella mortuaria dell’ospedale civile di Udine domani, dalle 9.30 alle 16, mentre le esequie saranno celebrate alle 14.30 di lunedì a Osoppo, all’interno della fabbrica, dove dalle 10 sarà allestita la camera ardente.

UDINE. A Osoppo e dintorni era per tutti il Cavaliere. L’uomo che aveva saputo intuire nelle macerie della Seconda guerra mondiale le infinite potenzialità del rottame di ferro, trasformandolo in un impero industriale che ancor oggi porta il suo nome in giro per il mondo.

Il Cavalier Andrea Pittini è mancato ieri a 85 anni. Ne avrebbe compiuti 86 il 1º novembre. Lascia la moglie Anna Maria, i figli Marina e Federico, la sua amata azienda e il Friuli, terra per la quale si è speso fino alla fine.

Dalla vita attiva si era ritirato ormai da qualche mese, cedendo al peso degli anni l’abitudine che lo vedeva recarsi ogni mattina in ufficio. Puntuale come sempre.

«Perché bisogna dare il buon esempio» amava dire. Da allora, come spesso accade a chi si allontana da un grande amore, le forze di quell’uomo d’acciaio si sono andate via, via affievolendo. Ricoverato all’ospedale di Udine da qualche giorno, il Cavaliere è morto ieri mattina. Alle 11.40.

La salma sarà esposta nella cella mortuaria dell’ospedale civile di Udine domani, dalle 9.30 alle 16, mentre le esequie saranno celebrate alle 14.30 di lunedì a Osoppo, all’interno della fabbrica, dove dalle 10 sarà allestita la camera ardente.

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ANTEPRIMA OSOPPO Pittini andrea

La famiglia ha scelto dunque di celebrare funerali pubblici, salvo per la sepoltura che avverrà nel cimitero monumentale di Gemona in forma privata.

Nonostante l’impenetrabile cortina di riserbo dietro la quale si sono trincerati i famigliari del Cavaliere, la notizia della sua scomparsa ieri è dilagata piegando nel cordoglio il Friuli, che piange la perdita di uno dei suoi capitani d’industria più rappresentativi.

Uno di quegli uomini, insieme a Rino Snaidero e Marco Fantoni, che hanno scritto le più belle pagine di storia industriale a nord di Udine.

Una storia iniziata all’alba del secondo dopoguerra quando guardando le macerie della sua Gemona, Pittini – allora 17enne – intuisce le potenzialità economiche del rottame. Inizia a raccoglierlo, poi a comprarlo e venderlo. Schegge di ferro, pezzi di bombe, carri armati.

È l’inizio di quello che in breve diverrà un impero siderurgico a livello europeo. La sua prima attività industriale nel settore della trafilatura d’acciaio risale ai primi anni ’50 , a Gemona, presto abbandonata in favore di Rivoli di Osoppo.

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ANTEPRIMA OSOPPO Pittini andrea

Pittini ne intuisce le potenzialità insediative e insieme a un gruppo d’imprenditori fonda la zona industriale dove avvia, primo in Italia, la produzione di tralicci e reti elettrosaldate per l’edilizia.

D’innovazione in innovazione, dal laminatoio vergella introdotto nel ’70 all’acciaieria elettrica del ’75, l’azienda fa il grande salto. Passa dall’essere una piccola realtà artigianale a una delle più moderne imprese siderurgiche d’Europa.

Una marcia trionfale drammaticamente interrotta dal sisma del 1976 che alle Ferriere Nord di Osoppo costa la vita a sette dipendenti, 37 lavoratori feriti e notevoli danni alle strutture. Rientrato nella notte da Milano, Pittini si mette alla testa della maestranze, cui impartisce ordini da un pericolante ufficio scampato alle scosse in cui lui solo ha il coraggio di entrare.

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«I friulani sono davvero gente ingegnosa – racconta in occasione dell’ultima intervista concessa al Messaggero Veneto un anno fa, in occasione dei suoi 85 anni –. In due mesi abbiamo rimesso in piedi i reparti a freddo, di più ci è voluto per il laminatoio e l’acciaieria, ma ce l’abbiamo fatta».

Anche per quel ruolo straordinario, interpretato con determinazione e dinamismo nel post terremoto, Pittini è stato insignito nel 1979 dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere del Lavoro, cui è seguita, nel 2002, la laurea honoris causa in Ingegneria meccanica.

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Oltre all’indefesso impegno in azienda e alle relazioni internazionali, sia in campo industriale che politico intessute negli anni con slancio e passione, Pittini è stato anche uomo di punta della Confindustria, presidente – negli anni ’80 – sia dell’associazione provinciale sia regionale, nonché leader della Federazione Italiana delle Industrie Siderurgiche Associate e, in sede comunitaria, componente del Comitato Consultivo per l’Acciaio.

Oggi il suo gruppo conta su 13 aziende e dà lavoro a oltre 1.700 dipendenti di cui 500 nella sola Osoppo. Lavoratori che Pittini non si stancava mai di indicare come il vero motore dell’azienda.

E di ringraziare: «Si sono sempre detti orgogliosi di lavorare per me, ma quello orgoglioso di loro sono io».

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