25 aprile, in un film di 11 minuti la Liberazione di Udine

UDINE. In occasione del 71esimo anniversario della Liberazione, al Sociale di Gemona domenica primo maggio alle 20.30 viene presentato un filmato che, allo stato attuale delle conoscenze, è l’unico girato in Friuli in quel cruciale momento storico: la liberazione di Udine proprio il primo maggio 1945.
È una pellicola in formato 16 millimetri (di cui fortunatamente sono sopravvissuti sia il negativo originale sia il positivo) della lunghezza di undici minuti, che venne trovata nell’archivio di Candido Grassi (1910-1969), insegnante e pittore, che durante la Resistenza, col nome di Verdi, fu comandante delle formazioni partigiane “Osoppo”.
Nel 2005 fu realizzata un’edizione in supporto digitale a cura di Livio Jacob e Remigio Romano, in relazione alla pubblicazione del volume di Gianfranco Ellero “L’indimenticabile primavera del 1945” (Arti grafiche friulane). Ora la Cineteca ha fatto un nuovo riversamento. Tale filmato porta il titolo “Seconda guerra mondiale. La liberazione di Udine - I° Maggio 1945” ed è costituito di sette sequenze.
Sicuramente sono da attribuire a Guido Galanti (1901-1989), un cineamatore udinese particolarmente attivo negli anni ’30 con documentari e brevi film di fiction realizzati in 16 millimetri sotto l’egida del Cineclub Udine. Nella sua filmografia esiste infatti un titolo del 1945, “Fuga dei tedeschi, arrivo dei partigiani e degli inglesi”, che corrisponde ai contenuti del filmato dell’archivio di Candido Grassi.
Ma un altro elemento che contribuisce a dimostrare la sua attribuzione a Galanti, che abitava in viale Venezia, è rappresentato dal fatto che una parte del materiale è girata dalle finestre del primo piano di una casa situata sul lato nord di tale viale e, a breve distanza, in piazzale XXVI luglio.

Se questa è dunque la location, sicura è anche la data del filmato, ossia martedì primo maggio 1945, e forse anche la giornata precedente nel caso della prima sequenza che mostra il passaggio di truppe tedesche in ritirata sull’asfalto bagnato della corsia settentrionale di viale Venezia: alcuni carri carichi di materiale scortati da pochi militari in assetto di guerra.
Il convoglio si muove lentamente, ma la tensione è palpabile. Sono riprese che indubbiamente comportavano una grande dose di rischio per l’operatore in un momento così pericoloso come quello della ritirata di truppe sconfitte.
La seconda sequenza è intitolata “I partigiani iniziano a presidiare la periferia della città”, in cui inizialmente vediamo due partigiani in motocicletta, forse appartenenti alla brigata Calligaris, che aveva occupato la zona da Santa Caterina a porta Venezia. Infatti in quelle ore concitate staffette, auto, autocarri, moto percorrevano la città per portare ordini, stabilire i collegamenti, provvedere ai rifornimenti ed effettuare prelevamenti di armi dalle caserme.
Poi le riprese si spostano di fronte a palazzo Schiavi, all’inizio di via Savorgnana, dove alcuni reparti partigiani erano giunti dopo aver occupato la stazione ferroviaria.
Sono circondati da molti civili, anche ragazzi, alcuni dei quali hanno impugnato le armi e formano gruppi che si mettono in posa davanti alla macchina da presa. Seguono immagini degli uomini della “Garibaldi” in viale Venezia, poi di quelli della “Osoppo” in piazzale XXVI luglio accolti con fiori dagli udinesi che ormai sempre più numerosi stanno uscendo dalle case.

La macchina da presa documenta quindi, verso le 15.30, l’arrivo delle truppe inglesi su camion, jeep e carri armati in viale Venezia e nell’ampio piazzale dove vent’anni dopo, in ricordo di quello storico giorno, sarebbe stato costruito il monumento alla Resistenza. La sequenza finale, “I funerali degli ultimi martiri, uccisi dai tedeschi in ritirata”, si conclude con l’immagine di una bandiera italiana che sventola all’ombra della cupola del Tempio Ossario.
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