Zorzi “scopritore” di Ginobili «Mandai Gebbia a prenderlo»

piero tallandini
Estate 1998, Gaetano Gebbia, capoallenatore a Reggio Calabria dove ha raccolto l’eredità del suo mentore Tonino Zorzi, sta per mettere a segno un colpo destinato a entrare nella storia del basket-mercato: Manu Ginobili. A distanza di vent’anni da quel blitz oltreoceano e a pochi giorni dall’annuncio del ritiro di Manu, proprio coach Zorzi racconta il suo “dietro le quinte” a proposito dello sbarco in Italia del fuoriclasse argentino.
Retroscena in cui si intrecciano il legame tra l’allenatore goriziano e Reggio Calabria, dove ha allenato per cinque stagioni (indimenticabile la promozione in A1 nel 1989) e il feeling che proprio il Paròn contribuì a instaurare con il mondo del basket argentino a cominciare dall’arrivo sullo Stretto, a inizio anni ’90, di Hugo Sconochini e Jorge Rifatti. Nella seconda metà di quel decennio si comincia a parlare anche di tale Emanuel David Ginobili, classe 1977 da Bahia Blanca: «Vidi diversi filmati e acquisii informazioni su di lui – ricorda Zorzi –, scoprendo anzitutto che si trattava non solo di un talento con notevole potenziale, ma anche e soprattutto di un ragazzo che si allenava come una bestia, un ossessivo. Aveva l’istinto e la mentalità per diventare un campione. Con Gebbia, prima mio assistente e poi promosso capoallenatore, c’era un legame forte e gli dissi senza esitazioni di andare in Argentina con il general manager a prenderlo. Due anni dopo, arrivò anche Carlos Delfino. Con i battistrada Sconochini e Rifatti avevamo aperto una corsia preferenziale tra l’Argentina e Reggio Calabria».
I destini di Zorzi e Ginobili si incroceranno idealmente grazie a un altro erede del coach goriziano, il suo allievo prediletto: Ettore Messina. Assieme a Messina, Manu centrerà l’indimenticabile grand slam in maglia Virtus nel 2001 e lo ritroverà poi ai San Antonio Spurs, da vice di lusso di Gregg Popovich. «Con Ettore abbiamo parlato spesso di Manu e di sicuro lui è stato importantissimo per la sua crescita – racconta il coach isontino –. Se Ginobili è diventato una stella Nba, però, deve ringraziare anzitutto Popovich. Nessun altro allenatore sarebbe stato in grado di capirlo e valorizzarlo. Sono entrati subito in sintonia e non poteva essere altrimenti vista la straordinaria intelligenza di Manu, la sua capacità di apprendere». «C’è una dote, però, che ha fatto la differenza più di ogni altra – aggiunge Zorzi –: l’amore per il gioco, quella passione che gli ha permesso di trovare le motivazioni per essere protagonista fino ai 40 anni. E poi non si poteva non apprezzare l’umiltà che ha sempre dimostrato, la disponibilità ad aiutare i giovani. Lo ricorderemo come uno dei più grandi di sempre». —
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