Zampa racconta Delneri: «L’esonero al Porto? Mentalità inconciliabili»

UDINE. Ha allenato i portieri dell’Udinese per dieci anni, vivendo l’emozione della prima qualificazione europea con Zaccheroni, ma è anche stato al fianco di Gigi Delneri nella brevissima esperienza al Porto e poi alla corte di Zamparini. Alessandro Zampa è legato ai colori bianconeri e al suo Friuli con un doppio filo resistente a qualsiasi intemperie. «Conosco Gigi Delneri dal 1983, quando io allenavo con Reja la Pro Gorizia in C2 e lui era alla sua penultima stagione da calciatore. Poi io andai al Venezia e lui chiuse la carriera a Oderzo. Ma ci ritrovammo subito, due o tre anni dopo, sempre a Gorizia, entrambi come allenatori».
Che tipo era Delneri allora?
«Uno con cui ho fatto amicizia immediatamente. Ci ha sempre legati l’amore per la nostra terra, il Friuli, ci siamo stimati dal primo minuto. Eravamo entrambi ambiziosi e vogliosi di dimostrare il nostro valore. È sempre stato una persona per bene e preparata, uno dei primi che ha dimostrato con il lavoro che anche con squadre non di alta fascia si possono fare cose bellissime».
Come vi siete ritrovati a lavorare insieme?
«Dopo la parentesi alla Pro Gorizia ci siamo un po’ persi. È successo, poi, che nel 2004 mi ha telefonato. Io ero all’Udinese da dieci anni e avevo ancora una stagione di contratto, Gigi era stato chiamato al Porto e il suo preparatore dei portieri, Claudio Filippi, non poteva seguirlo, così mi ha chiesto se volevo andare con lui. Ci ho pensato un po’, e alla fine ho accettato: avevo già rifiutato di andare al Milan con Zaccheroni e il secondo treno che passava non potevo perderlo».
Ma l’esperienza è durata pochissimo, com’è andata?
«Il Porto aveva vinto tutto, la Champions, l’Intercontinentale... La mentalità lì, però, era totalmente diversa dalla nostra. Noi siamo arrivati con il bagaglio tipico degli allenatori italiani, innovatori e precisi tatticamente, ligi al lavoro, all’organizzazione e alla ricerca dei particolari come unica strada per ottenere i risultati. La realtà che abbiamo trovato in Portogallo era totalmente diversa, anche per i tempi di allenamento e la metodologia di lavoro. Insomma, due mentalità inconciliabili. Dopo due mesi ci mandarono a casa».
Zampa, un aneddoto della sua avventura con Delneri?
«Dopo la comunicazione dell’esonero, dovevamo attendere che ci consegnassero una carta scritta e non potevamo andare via, altrimenti avrebbero potuto dire che avevamo lasciato noi la squadra, così assieme agli altri due tecnici dello staff decidemmo di fare un pellegrinaggio. Andammo a Fatima. Abbiamo sempre usato la goliardia, la nostra lingua friulana, la schiettezza e agito in base ai valori della nostra terra, anche al Palermo qualche tempo dopo».
Come vede, ora, Delneri all’Udinese?
«Molto bene. È l’uomo giusto al posto giusto e potrà fare ancora meglio programmando con la società la prossima stagione. Ha messo ordine nella squadra dal punto di vista tattico e rinsaldato il rapporto con la gente, che in lui può identificarsi. Lui ci tiene ad allenare l’Udinese, che è ora in buone mani».
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