Vertemati sprona l’Apu: «Pronti a ripartire con Christon»
Il coche parla al termine di una settimana delicata, segnata dalla sospensione per doping di Hickey: «Ho visto energia e concentrazione: la strada è giusta»

Dall’Apu alla Nazionale, poi di nuovo all’Apu. Adriano Vertemati non conosce soste e si è già risintonizzato sulle frequenze bianconere. La settimana è stata complicata non poco dalla faccenda clorotiazide, il farmaco proibito costato ad Anthony Hickey la sospensione per doping, ma domenica si torna a giocare e il focus si sposta sul campo.
Vertemati, com’è lo spirito del gruppo in questo momento delicato?
«In allenamento ho visto concentrazione, energia e intensità. Abbiamo iniziato la settimana martedì con Tony, l’abbiamo proseguita senza da mercoledì. Nel complesso mi sento di dire che abbiamo lavorato con profitto, senza contraccolpi».
Le ultime vicende hanno portato a un cambio forzato: dentro Christon, fuori Hickey. L’Apu ci perde o ci guadagna?
«Secondo me non dobbiamo comparare i due giocatori, perché non è stata una sostituzione. Noi volevamo farli giocare assieme, quel che sarà lo valuteremo col tempo».
Ci dice allora cosa può portare Christon alla squadra?
«Volevamo un altro costruttore di gioco. Nello specifico un giocatore che avesse la capacità di creare dal pick-and roll e di innescare i compagni in situazioni diverse da quelle che avevamo già. Semaj è bravo nella lettura delle situazioni e ha esperienza, però senza Hickey perdiamo un giocatore che già aveva queste qualità».
Può essere una nuova chance per Brewton?
«Non era stato definito che fosse lui a dover uscire dalle rotazioni, anche se ha alternato gare buone ad altre meno buone. Noi ci siamo concentrati su cosa mancasse al roster. Non c’è una prova del nove per nessuno».
Si ricomincia affrontando Napoli. Che squadra è?
«Talentuosa, con dieci giocatori veri di rotazione, come tutte. Forse solo Brescia ne ruota nove. Il migliore del roster è Mitrou-Long, con un passato a Brescia e Milano, ma ci sono altri esterni forti: Bolton e Flagg sono abili nell’uno contro e nell’attaccare il ferro. Ci sono inoltre lunghi versatili, penso a Simms e Caruso. Il loro potenziale offensivo è notevole, in difesa sanno essere molto aggressivi. Napoli è un’ottima squadra e non vedo particolari punti deboli in loro, ma finora sono stati altalenanti».
Che emozioni ha provato al debutto nello staff azzurro?
«Per me è stata una centrifuga di emozioni, è stato tutto velocissimo: ho finito all’Apu e un’ora dopo ero già in albergo con la Nazionale. Riunioni, giocatori mai allenati prima, allestire una squadra e tutto condensato in poco tempo, con i riflettori di tutta Italia puntati addosso: sinceramente non sono abituato a tutto questo, in un club è diverso. Ho vissuto tutto con grande responsabilità e grande orgoglio».
Com’è lavorare con il ct Banchi?
«Lui è un allenatore con un grande motore, tanta energia e idee chiare. È molto inclusivo con lo staff, ha dato a tutti noi delle responsabilità. La definirei un’esperienza totalizzante, c’è grande collaborazione con tutti, da Ramondino a Squarcina, passando per Datome e tutti gli altri membri del gruppo azzurro. È come far parte di un team di Eurolega, ci sono delle vere eccellenze».
Dopo la sconfitta con l’Islanda ci sono state critiche anche feroci. Secondo lei in Italia si può esportare il modello Spagna, ovvero ripartire da un gruppo molto giovane a costo di subire qualche sconfitta?
«Ritengo che giudicare una Nazionale dalle finestre Fiba sia un esercizio di stile. Avere un gruppo che comprende molti giocatori impegnati in Eurolega, Nba o College significa presentare una squadra diversa da quella che poi gioca le grandi competizioni. A Tortona l’Islanda aveva 10 giocatori su 12 del gruppo che ha fatto gli Europei. Noi con questo nuovo ciclo possiamo fare bene: abbiamo vinto molto a livello giovanile, sono fiducioso. Percepisco grande entusiasmo attorno alla Nazionale, la strada è tracciata».
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