UNA GRANDE UMANITA’ TRA CALCIO E SALAME

La bestia, feroce e implacabile, alla fine se l’è portato via, lasciandoci tutti sgomenti e addolorati. Emiliano Mondonico chiamava così il cancro all’addome che l’aveva colpito otto anni fa, quando allenava l’Albinoleffe. Era stato operato parecchie volte, sapeva di dover continuare la sua lotta personale, ma era rimasto attivo e pieno di voglia di vivere, legato al calcio come commentatore televisivo, allenatore di ragazzi in difficoltà aiutandoli attraverso il gioco a uscire dalla trappola della droga e della emarginazione. Sempre con il sorriso sulle labbra, amico di tutti. Di lui, oltre ai meriti acquisiti prima come bravo calciatore poi come allenatore attento e preparato, va ricordato il modo generoso e convinto con il quale si è adoperato fino all’ultimo per aiutare chi ne aveva bisogno a uscire dalle difficoltà esistenziali, dalla miseria, dall’isolamento mediante l’aggregazione calcistica, appoggiandosi agli oratori, alle onlus, alle organizzazioni sportive in genere.
È stato fino all’ultimo “testimonial” del CSI, benemerito ente di promozione sportiva particolarmente attento a sviluppare le funzioni educative e integrative dello sport. In più di un’occasione ho condiviso con lui esperienze di contatto e inserimento nel mondo sportivo dei giovani, dei disabili, degli stranieri, dei minori senza famiglia, dei ragazzi in difficoltà. Praticamente ogni giorno, finchè ha potuto, prendeva la sua sacca con la tuta e le scarpe da calcio per raggiungere qualche oratorio o qualche campetto dalle sue parti, magari lungo le rive dell’amato Adda, per stare coi giovani e aiutarli non solo e non tanto a giocare, ma a vivere in modo corretto, convinto della fondamentale potenzialità educativa dello sport.
Ma poi, a parte questi encomiabili slanci da uomo responsabile e per bene, Emiliano ha portato avanti il culto dell’amicizia, ho avuto con tanti altri il privilegio di andarlo spesso a trovare nella cascina La Brusada, sulle rive del fiume, poco fuori Rivolta d’ Adda, il suo paese. L’aveva ristrutturata e ne era orgoglioso, di tanto in tanto convocava gli amici per delle sontuose merende col suo salame e con le prelibatezze che ognuno portava. E poi giù a chiacchierare di calcio, a giocare a scopa, a prenderci un po’ per i fondelli, il più delle volte anche rasserenati dal vedere Emiliano sorridente e in apparente buona forma, arguto conversatore, uomo del calcio e salame, come accettava ben volentieri di essere definito. Da calciatore era un po’ scavezzacollo, portato alla giocata personale ad effetto più che al rigore tattico, da allenatore invece rigoroso e severo sia pure con uno spirito da vecchio calciatore, da professore ma di vita e di educazione.
Ha giocato in molte squadre, lasciando ovunque bei ricordi, poi ha anche allenato guidando dalla panchina squadre la cui maglia aveva indossato. In particolare è rimasto legatissimo alla Cremonese che ha riportato alla serie A dopo tanti anni, all’Atalanta che ha pure riportato in A, ma soprattutto fino alla semifinale di coppa delle Coppe, alla Fiorentina e al Torino con il quale ha vinto una coppa Italia ed è arrivato a una storica finale di coppa Uefa nel ‘92, con l’Ajax: la coppa andò agli olandesi per il valore doppio dei gol segnati in trasferta, andata e ritorno erano finite in parità.
Nella gara di ritorno ad Amsterdam Emiliano si rese protagonista di un gesto clamoroso e diventato famoso . Per protestare contro una decisione dell’arbitro, alzò fin sopra la testa la sedia su cui era seduto a bordo campo, brandendola minacciosamente verso il direttore di gara. Fotogramma scelto a icona del proprio tifo da parte dei tifosi granata. Addio, caro Mondo, riposa in pace.
In chiusura mi sia consentito ricordare Marcut Brandolin, gran portiere friulano, scomparso a Varedo, dove approdavano un tempo tanti calciatori nostrani, ma validissimo numero uno di parecchie squadre, tra cui l’Udinese e la Lazio. Ricordo che una delle sue specialità era fermare il pallone in presa aerea con una sola mano. Lo credevo un mago, ma ero solo un bambino impressionabile.
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