Udinese, sciopero del tifo: la vittoria contro la Samp è nel silenzio
I bianconeri battono i blucerchiati (che retrocedono in B) e agganciano l’ottavo posto in un ambiente surreale. Curva Nord muta per 70’, poi i cori contro Napoli e il Friuli applaude

Il “Silenzio degli innocenti” è un (gran bel) film, ma è anche quello che la Curva Nord ha pensato di mandare in onda – lunedì 8 maggio – per 70 minuti, prima di riempire trionfalmente gli spalti applaudita dal resto dello stadio, cantando «Noi non siamo napoletani», mentre l’Udinese danzava su quello che è ormai una Sampdoria da lunedì aritmeticamente retrocessa, ma condannata da tempo anche dai propri tifosi arrivati in buon numero ai Rizzi per cantare «Giù le mani» dalle amate maglie blucerchiate ed evidenziare le doti morali tutt’altro che irrepresibili – secondo gli ultras del Doria – del presidente Ferrero.
Dall’altra parte un vuoto di quattordici file, un rettangolo di seggiolini sguarniti dietro la porta e un silenzio assordante (durato fino a venti minuti dalla fine), come era stato chiesto attraverso due comunicati pubblicati sui social e firmati dai gruppi della Curva Nord, il primo pubblicato domenica sera decisamente più soft del secondo, emesso poche ore prima della partita, quello «solidale con i ragazzi arrestati dopo i fatti di Udinese-Napoli».
Gli strascichi della festa scudetto scoppiata al termine della partita di giovedì al Friuli, con quella invasione di campo dei tifosi partenopei che ha fatto venire l’orticaria agli spettatori di fede bianconera, scatenando la poco condivisibile reazione violenta di alcune frange della Curva Nord, hanno dominato la scena durante una partita che ha segnato l’aggancio dell’Udinese a quota 46, a quel gruppetto di squadre che aspira al posto immediatamente alle spalle delle squadre “europee”, all’ottavo posto.
Merito di due gol nella prima frazione, uno praticamente all’alba della partita, con Festy Ebosesele (titolare al posto dell’infortunato Ehizibue) pronto a servire in profondità il taglio di Pereyra per lo “scavetto” dell’1-0; raddoppio con Masina che ha chiuso il cerchio del suo infortunio, visto che segnò all’esordio contro il Milan, sempre di testa, prima del grave infortunio al ginocchio, l’operazione e la lunga rincorsa (cinque mesi) per rientrare.
Questa l’Udinese di lunedì. Difficile invece fornire una lettura sui sentimenti del popolo bianconero dopo quello che accaduto, per dovere di cronaca si può soltanto fare una hit parade dei cori da stadio della Nord: «Odio Napoli» al primo posto, «Noi non siamo napoletani» al secondo, «Noi siamo friulani e Trieste odiamo», un classico al terzo.
Ai piedi del podio la polizia, seguita dalla categoria dei giornalisti. Il dettaglio si rende necessario per evidenziare che non è il razzismo, come si è letto nelle generalizzazioni del dopo partita scudetto, il filo conduttore del comportamento del tifoso friulano.
Sia ben chiaro, la violenza non può essere mai giustificata e giustificabile, va punita per legge, ma dopo resteranno nella memoria collettiva del popolo bianconero le scorribande concesse ai napoletani sul rettangolo di gioco, un gesto che non viene digerito perché impunito, anche dal giudice sportivo.
Avete dei dubbi? Allora ascoltatevi il lungo applauso tributato a Fabio Quagliarella, il vecchio bomber doriano (40 anni compiuti lo scorso gennaio) che fece la fortuna dell’Udinese poco meno di 15 anni fa, prima di essere ceduto proprio al Napoli, praticamente a casa, lui che è di Castellammare di Stabia.
Resta amatissimo qui, come era venerato un altro “scugnizzo” come Totò Di Natale. Il possibile erede, Simone Pafundi, deve farne ancora di strada, ma è entrato nel finale per un altro spezzone in A e ha trovato anche lui solo applausi dal Friuli che canta «noi non siamo napoletani», ma ha sempre coccolato i figli di Napoli. —
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