Udinese: riecco Adnan, vuole portare la famiglia in Friuli

UDINE. Dieci giorni lontano dall’Udinese e dall’Italia, molti dei quali trascorsi in viaggio a fare la spola tra i consolati e le ambasciate di Istanbul e Baghdad. Ecco dove era finito ultimamente Ali Adnan, che ieri è rientrato in squadra dopo un lungo periodo di assenza che potremmo definire senz’altro inusuale a questo punto della stagione, con una salvezza ancora tutta da conquistare da parte dell’Udinese, e con la necessità di avere più forze fresche possibili a disposizione da parte di De Canio.
La sparizione dai radar del primo iracheno tesserato in serie A non è passata inosservata neanche agli occhi dei tifosi, al punto da creare qualche legittima curiosità, soprattutto perchè il giocatore non aveva riportato alcun tipo di infortunio né in allenamento, né tanto meno in partita.
A proposito, l’ultima disputata appartiene addirittura al passo di addio di Colantuono, con i 90’ giocati contro la Roma al Friuli. Poi è arrivato De Canio, e col tecnico lucano Adnan non si è schiodato dalla panchina contro Sassuolo e Napoli, una scelta tecnica all’apparenza inequivocabile sulle priorità del “Deca”, che per la fascia mancina ha deciso di puntare sull’esperienza e la corsa di Pablo Armero.
Ma non è stato per questo declassamento che Adnan è sparito all’improvviso, lasciando Udine e l’Italia la sera stessa, a poche ore dal 3-1 al Napoli.
I motivi della sua partenza sono stati invece legati alla necessità di adempiere alle pratiche burocratiche necessarie per ottenere i permessi di soggiorno dei due genitori, che Ali vorrebbe portare con sé in Italia fin nei prossimi giorni, pensando anche a un loro arrivo in Friuli in pianta stabile.
«C’erano delle scadenze da rispettare con dei termini ben precisi, e quindi il giocatore ci aveva già fatto richiesta di un permesso speciale per potersi assentare. Sarebbe partito ugualmente, anche se avesse giocato titolare le ultime partite».
Così ha chiarito sulla vicenda il ds Cristiano Giaretta, a cui Adnan ha telefonato più volte per comunicare i suoi spostamenti, posticipando però anche la data del rientro, visto il protrarsi delle pratiche che lo hanno costretto prima ad un soggiorno in Turchia, dove aveva giocato la scorsa stagione nelle file del Rizespor, e poi a Baghdad, dove risiede la numerosa famiglia, composta anche da altri quattro fratelli e tre sorelle.
Nessun mistero quindi sulla sparizione dell’iracheno, anzi. «Ha voglia di stabilirsi qui in Italia a lungo, anche con i genitori – ha chiosato Giaretta –. Con noi ha un contratto a scadenza 2020, ed è tutto dire».
Sarà, ma dopo essere passato alle cronache per avere indossato la divisa dell’esercito iracheno in uno spot molto significativo nella lotta all’Isis, non è che il mancino classe ’93 abbia impressionato, anzi.
Nelle 23 presenze fin qui annotate ha palesato fisicità e atletismo, ma l’impressione è che dovrà farne ancora di strada per poter emergere ai livelli richiesti dalla serie A e dall’Udinese. (s.m.)
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