Udinese, niente cessione al fondo: tra Pozzo e gli americani per ora c’è troppa distanza

Antonio Simeoli

UDINE. Per qualcuno l’affare era addirittura già stato chiuso all’inizio del 2023. Niente, alla fine la pista che portava alla cessione dell’Udinese calcio al fondo americano 890 Fifth Avenue Partners Llc si è arenata.

Perché? Questione di prezzo, dicono i bene informati. Si sa, per cedere un bene, venditore e acquirente devono accordarsi sul prezzo. Gli americani sarebbero stati pronti a offrire oltre cento milioni di euro per l’Udinese, ma mai la cifra (basta moltiplicare peralmeno 4 l’Ebitda), oltre il doppio, chiesta da Gino Pozzo.

Il quale, beninteso, avrebbe voluto mantenere la gestione del club di famiglia anche a cessione della maggioranza avvenuta, proprio come sta facendo a Bergamo la famiglia Percassi che controlla (e bene) l’Atalanta, finita nelle mani degli investitori a stelle e striscie proprietari addirittura dei mitici Boston Celtics in Nba.

Insomma, soldi freschi dall’America e gestione in capo a Gino Pozzo, alla soglia dei 59 anni ormai un califfo nel governare una società di calcio.

E allora? Niente, questione di prezzo, ma anche di consociata Watford, gira e rigira sempre presente ormai da oltre dieci anni nella galassia Udinese, come sanno bene i tifosi.

I calabroni faticano a ritornare in Premier (anche se proprio in queste settimane la situazione del club dei Pozzo oltre Manica sembra migliorare) e quindi cedere un pacchetto con una squadra in Serie A e una in Premier League sarebbe stata una cosa, cedere un club in Championship, la serie B inglese un’altra.

Quindi le parti si sono allontanate. Definitivamente? Mai dire mai, certo ma, realisticamente, a chi potrebbe interessare un’Udinese in serie B?

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