Udinese. Musso, la salvezza e quella 'garellata': "Vale come un gol"

Amelia, ex portiere ora tecnico, sulla prodezza dell’argentino che con l’Empoli ha ricordato gli interventi coi piedi di Garella
Udine 7 Aprile 2019. Calcio Serie A. Udinese-Empoli. © Foto Petrussi
Udine 7 Aprile 2019. Calcio Serie A. Udinese-Empoli. © Foto Petrussi

UDINE. Quella “garellata” «vale quanto un gol», firmato Marco Amelia, uno dei portieri campioni del mondo nel 2006, uno che se ne intende di parate. Perché se ripensi allo scontro diretto vinto dall’Udinese contro l’Empoli, un mattone fondamentale per costruire la salvezza, non ti passano davanti solo la perla e il rigore di De Paul, la fucilata di volée di Mandragora.

Nel film della partita c’è spazio anche per il minuto numero 61, quando Juan Musso ha allungato – fulmineo – il piedone sinistro sulla linea della porta per sbarrare il passo al tiro di Antonelli, la conclusione del possibile 3-3. Sarebbe stata un’autentica mazzata per l’Udinese che era ancora in parità numerica, ma nel giro di poco avrebbe perso Zeegelaar, espulso per doppia ammonizione. Insomma l’intervento del numero 1 argentino ha cambiato il corso al match e – si augurano i tifosi bianconeri – anche alla corsa salvezza.

L’ha fatto con un intervento alla Claudio Garella: «È il più forte portiere del mondo. Senza mani, però», disse di lui l’Avvocato, al secolo Gianni Agnelli, che da juventino aveva visto nascere il “nemico” di tante battaglie scudetto a Torino, ma sulla sponda granata. Sì, scudetti, perché quello che molti chiamavano “Garellik” vinse due tricolori negli Anni 80 con Verona e Napoli prima di vestire proprio la maglia ora di Musso al termine di quella decade, nelle prime stagioni dell’era Pozzo: 63 presenze tra B (una promozione) e A (una retrocessione immediata).

Era ancora un’Udinese yo-yo in quel periodo, ben lontana dall’immagine di provinciale di lusso che poi si è costruita attraverso i “regni” di Zaccheroni, Spalletti, Guidolin. Grazie alle intuizioni della famiglia Pozzo, bisogna dirlo a chiare lettere. E proprio Gino è stato l’autore del blitz che quest’estate ha portato Musso dal Racing Club de Avellaneda all’Udinese. Subito dopo l’operazione Meret con il Napoli, Pozzo junior ha deciso di non affidare il futuro della porta all’ enfant du pays , Simone Scuffet.

Una mossa azzeccata a questo punto, considerando la crescita costante dell’argentino che proprio durante l’ultima sosta riservata alle nazionali ha esordito con l’ Albiceleste . Una rincorsa cominciata con un infortunio e la titolarità “girata” immediatamente a Scuffet che, tuttavia, ha dimostrato di dover ancora crescere per poter reggere il ruolo di primo portiere, come suggerisce la scelta effettuata in accordo con il dt Daniele Pradè, un trasferimento in prestito all’estero, in Turchia, nel Kasimpasa, dove Simone finora ha giocato tuttavia solo 4 gare e subito 12 gol.

Difficile rivederlo con questi presupposti di nuovo a Udine dove Musso si è preso la scena. Anche con parate come quella della scorsa domenica: «Sono tipiche della scuola sudamericana o tedesca, io sono più per la tradizionale impostazione italiana, ma in questi casi, in situazioni delicate come quelle in cui si è trovato contro l’Empoli, l’importante è riuscirci, disinnescare il pericolo, fare un intervento che vale quanto un gol», spiega Amelia, ora sulla panchina della Lupa Roma in serie D per quella gavetta che rappresenta l’altra via alle scorciatoie del futuro di allenatore che molti ex giocatori imboccano dopo aver appeso le scarpe – i guanti, in questo caso – al chiodo. «In Sudamerica i portieri sono abituati a usare molto i piedi, in Germania molti arrivano dalla pallamano, anche un mostro come Neuer ha fatto quel tipo di percorso», racconta ancora l’ex Roma, Milan e Chelsea.

«Un portiere italiano magari si sarebbe proposto su quel tiro di Antonelli con una postura più reattiva per cercare una respinta col corpo, ma quello che conta, ripeto, è il risultato. Quindi complimenti a Musso, è stato bravissimo». Magari Amelia lo rivedrà dal vivo all’Olimpico, sabato sera, la sua Lupa gioca il giorno dopo e la Roma, con la quale ha vinto uno scudetto giovanissimo, resta nel suo cuore. «Come tutte le mie tante ex squadre. Ma proprio non so come finirà sabato: è una gara da tripla quella con l’Udinese, tutte due hanno grandi motivazioni». I bianconeri anche un grande portiere.

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