Udinese, luci e ombre nel test con i croati dell’Istra

Aria di casa al Teghil. Sarà perché i seggiolini ricordano quelli del Friuli, sarà perché l’Udinese – come ha ricordato l’assessore allo sport di Lignano, Giovanni Iermano – qui gioca con la sua Primavera, alternandosi alla società locale del Brian, e sabato 18 la panchina alle spalle di mister Gabriele Cioffi era composta quasi esclusivamente da giocatori del vivaio.
Certo è che, considerando le assenze di nazionali e big lasciati al Bruseschi per rifinire la loro forma fisica, non bisogna essere particolarmente severi nel giudicare l’amichevole di sabato con i croati dell’Istra, ma neppure troppo superficiali, considerate le luci e ombre emerse dal test.
Il risultato, un tutt’altro che pirotecnico 1-1, non c’entra molto. Ci si aspettava la risposta positiva da parte qualche elemento che invece ha finito per nascondersi, mostrandosi tutt’altro che motivato.
Due su tutti. Il difensore Kabasele, letteralmente impacciato, e il trequartista Thauvin. Partiamo col dire che Cioffi ha sfruttato l’occasione per dare minutaggio a tutti i bianconeri a disposizione, anche Nehuen Perez che ha cominciato la gara in panchina per finirla nella ripresa in campo.
Là, in difesa, ha sistemato Kabasele a destra e il giovane Guessand a sinistra, con un altro osservato speciale al centro, Adam Masina. Il nazionale marocchino deve riacquistare ritmo partita dopo una lunghissima assenza e ieri è rimasto in campo per tutti i 90 minuti.
Alla fine si può dire che ha fatto una figura migliore del compagno che aveva saltato l’Atalanta per squalifica. Dopo un inizio horror da parte di tutta la difesa che è costato il gol dello svantaggio (al 9’ sull’asse composto dal “peperino” Matheus e da Fliet, che concretizza) e che ha rischiato di portare all’immediato raddoppio (al 13’ lo stesso Fliet si divora una rete) Masina ha preso in mano la difesa, rimediando alle difficoltà di Guessand e alle amnesie di Kabasele, poco in palla anche quando è stato coinvolto nella manovra d’appoggio.
A centrocampo, attorno al perno Camara (elegante come sempre, ma meno concreto stavolta) ecco Zarraga e il baby sloveno (classe 2007), Pejicic a recitare da interni. Il basco non riesce proprio a masticare le dinamiche del nostro calcio. Forse per colpa dello scarso impatto fisico.
Così quando gli capita un’occasione (è successo nella ripresa, tiro alto dal limite) si fa prendere dalla frenesia. Sugli esterni Joao Ferreira, a destra dove è suonato l’allarme per colpa dell’infortunio ad Ebosele, e Aké a sinistra. Il portoghese è autorevole.
Deve migliorare nella selezione delle giocate, a volte esagera palla al piede, ma può tornare utile sia da esterno, sia da centrale di destra. Il prestito juventino, invece, si è dato da fare a sinistra, ha segnato il gol dell’1-1 su un suggerimento di Lucca, ma non è un esterno a tutta fascia da 3-5-2.
Qui ha davanti Zemura e Kamara (in nazionale in questi giorni), resta alle spalle dei due nella gerarchia. Così come resta alle spalle di Pereyra il buon Thauvin, a tratti quasi indisponente per gli errori banali commessi.
Insomma, se anche l’Udinese ha fatto una fatica del diavolo ad arrivare al tiro, soprattutto nel primo tempo, lo si deve per buona parte al numero 26 che, nella ripresa, quasi innervosito, ha cominciato anche a sparare tiri dalla distanza, per farli volare a volte verso gli spogliatoi del Teghil. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto