Udinese, i fischi dividono i tifosi

Viaggio nel mondo bianconero, dove non tutti approvano la contestazione piovuta sulla squadra dagli spalti del Friuli dopo il Sassuolo e l’ennesima vittoria casalinga sfuggita

Simone Narduzzi

Fischiare sì, fischiare no? Fischiare “boh”: è divisa infatti la Curva e, più in generale, la tifoseria bianconera in merito a quanto si è consumato al termine del match col Sassuolo, fra esternazioni di malcontento più o meno variegate emerse per via del successo mancato.

I fischi, per l’appunto, ma anche gli applausi, a contrapporsi. La rabbia e l’invito – immancabile in questo genere di situazioni – a mettere gli attributi sul campo.

Da un lato, allora, il pensiero di mister Sottil, sorpreso nel dopo partita («Prendo atto che si sta fischiando un’Udinese che è al settimo posto»), nonché la reazione di petto dei bianconeri, Pereyra e Padelli in testa sotto la Nord, dall’altro i supporter. Delusi, fiduciosi, spazientiti.

«Personalmente non ho fischiato – racconta Roberto Z., domenica in prima linea al fianco della Zebretta – ma mi sono unito al resto della Curva, quando la stessa ha chiesto alla squadra di esibire più attributi. Ritengo che i tifosi della Nord, gli unici che supportano sempre e comunque la squadra, siano i soli che possano concedersi il lusso di fischiare o contestare dopo i 90’. Gli altri possono continuare a tacere».

A osservare, in silenzio. Ma proprio in quel silenzio altri tifosi avrebbero visto la soluzione più adeguata al caso in questione: l’indifferenza, cruda e inequivocabile. Via social c’è poi chi celebra il duro volto mostrato dal pubblico: «fatto bene», «giusto fischiare» e anche «si doveva essere molti di più a farlo».

Roberta B., sostenitrice in Curva, non è tuttavia del medesimo avviso: «Non mi trovo d’accordo con la scelta di fischiare la propria squadra, a prescindere dalla prestazione. Perché, se qualcuno può vederla come una forma di sprono, per me si rischia soltanto di provocare l'effetto contrario. A maggior ragione se i giocatori vengono a chiedere una collaborazione». Dopo aver speso peraltro il possibile per cogliere il bottino pieno, almeno dando credito al Sottil pensiero.

«Da calciatore – spiega Francesco Santarelli, attaccante della nostra Promozione, domenica a cantare ai Rizzi nei panni di sostenitore – posso capire che il mister non condivida le critiche, perché effettivamente l’Udinese non ha fatto una cattiva prestazione.

D’altra parte, i fischi sono legati paradossalmente a questo, al creare tanto e al non riuscire a portare a casa ’ste benedette vittorie. Spesso a causa di troppa superficialità in difesa, di errori sotto porta».

I punti arrivano con il contagocce. E al Friuli non si vince da mesi, dal 18 settembre contro l’Inter, sono passate sette partite: «I fischi possono essere stati dettati dalla situazione deficitaria in casa – ipotizza Alessio F. –, ma ammetto di esserci rimasto un po’ male».

Come lui Nicholas Del Negro: «Quando la squadra viene sotto la Curva applaudo sempre, lo trovo un bel gesto, che sembra dovuto ma non lo è.

Certo, vedere Pereyra arrabbiarsi, far degli applausi, forse ironici, non è stato bello. Ad ogni modo, a breve prenderò i biglietti per la trasferta con l’Inter. Se conosco i “miei polli”, siamo capaci di andare a vincere».

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