Udinese, la difesa così non va: sono troppe le partite condizionate da errori individuali
Almeno dieci partite sono state condizionate dalle disattenzioni del reparto arretrato dei bianconeri

Altro che cenone di Capodanno. A confronto, il “menu” delle nefandezze, degli errori in chiave difensiva commessi dall’Udinese nelle prime 18 giornate di campionato, Coppa Italia inclusa, fa venire il mal di pancia al solo pensiero di un’abbuffata indigesta di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Lo sa bene Kosta Runjaic, che conferenza dopo conferenza piazza sempre la solita frase («Facciamo ancora troppi errori, e stiamo lavorando per eliminarli») con tono severo e espressione seriosa, consapevole di un limite che dopo il pareggio col Torino ha trovato un’altra espressione, molto più sibillina: «Questo è il nostro livello».
Ecco, se questo è il livello, allora c’è davvero da preoccuparsi mister Kosta, soprattutto perché il livello si può alzare abbassando la percentuale degli errori che hanno condizionato almeno una decide di gare dei bianconeri. Pensate, infatti, a dove potrebbe essere la Zebretta senza le rimonte agevolate a Venezia e Torino, Atalanta e Napoli, senza gli omaggi nei ko interni con Genoa e Juventus. A complicare poi la risoluzione del problema c’è un fattore affatto secondario relativo alla somma e alla distribuzione degli errori individuali a quelli di reparto. È proprio questa la combinazione che sta facendo saltare il banco a un Runjaic “tradito” da tutti, tanto da esperti come Jaka Bijol, Lautaro Giannetti, Christian Kabasele, Enzo Ebosse, Sandi Lovric e Kingsley Ehizibue, quanto dai giovani ai quali solitamente gli errori si concedono più di buon occhio, come Isaak Touré e Thomas Kristensen, ma pure Maduka Okoye tra i pali.
Ecco perché la matassa è ingarbugliata agli occhi del tecnico che dice di lavorare alacremente in allenamento sulla fase difensiva. Fase che nasce dal pressing delle punte e dal filtro dei centrocampisti, giusto per non dare la croce addosso solo agli ultimi baluardi. E allora, in attesa di una risoluzione che potrebbe arrivare anche da altri interpreti, leggi l’ottimo James Abankwah e quell’Oumar Solet che sarà presentato venerdì in conferenza stampa, prima del suo innesto in quel di Verona, non resta che riepilogare le nefandezze pagate a caro prezzo, senza dimenticarsi di quelle commesse nelle partite vinte.
Venendo ai singoli, hanno fatto specie gli errori di Bijol, con la palla persa in uscita a Roma, con Kabasele fuori posizione per la prima rete di Dovbik, a cui ha fatto seguito l’intervento a vuoto su Lautaro con l’Inter a inizio ripresa e quello in Coppa Italia con l’interista Arnautovic sfuggitogli in area. E che dire di Kabasele, che col Torino ha abbattuto Ehizibue nell’occasione del primo gol granata, e che a Venezia si è disteso in area per respingere con le braccia un tiro diventato poi rigore? Venezia, là dove Giannetti si è fatto sorprendere come un pivello dall’uno-due in area, provocando un rigore, prima di farsi trovare piatto e poco reattivo su Lukaku col Napoli, a cui concesse anche un’autogol. Ancor più grave l’errore di Monza, col pallone rimesso in area a disposizione dell’avversario invece di liberarlo in corner, proprio come ha fatto Ehizibue col Toro, che di testa l’ha rimessa in piena area invece di metterla fuori. Errori marchiani commessi da esperti naviganti, sul cui sfondo ci sono le empietà di Touré, preso alle spalle da Frattesi con l’Inter, poi in gol con la complicità di Okoye, superficiale nel retropassaggio sbagliato col Genoa da cui nasce l’espulsione per fallo su Zanoli. È il Touré espulso a Venezia, quello che perde palla a Bergamo avviando il pari atalantino. E si potrebbe proseguire fino al caffè e all’ammazza caffè.
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