Udinese, come eri bella: vent’anni fa la conquista della Champions League
Il 29 maggio 2005 i bianconeri strapparono la prima qualificazione nella coppa più prestigiosa. Resta il momento più alto in 39 anni di gestione Pozzo

Il momento più alto dell’Udinese in 39 anni dell’era Pozzo è stato sicuramente la partecipazione alla Champions League edizione 2005-2006. A conquistarla la squadra allenata da Luciano Spalletti esattamente vent’anni fa. Era il 29 maggio del 2005 quando, grazie al pareggio (1-1) con il Milan, i bianconeri mantennero un punto di vantaggio sulla Sampdoria che non andò oltre lo 0-0 sul campo del Bologna.
Quel campionato, sul campo, lo vinse la Juventus con 86 punti davanti a Milan (79) e Inter 72. L’anno successivo scoppiò Calciopoli e alla “Vecchia Signora” furono tolti due tricolori, compreso quello sopra citato.

L’Udinese arrivò a quota 62, un gradino sopra alla Sampdoria. L’equilibrio tra bianconeri e blucerchiati non si spezzò nel confronto diretto della terz’ultima giornata giocato al Friuli (finì 1-1), ma alla penultima. Bertotto e compagni pareggiarono 1-1 a Cagliari, la Samp fu sconfitta in casa dall’Inter (0-1 gol di Adriano). Quella rete farà tutta la differenza del mondo, un po’ come è successo quest’anno nella lotta scudetto con la doppietta del laziale Pedro che ha regalato lo scudetto al Napoli.
Quel 29 maggio di venti anni fa faceva un gran caldo allo stadio Friuli. Fischio d’inizio alle 15, tutto esaurito o quasi. La tensione si tagliava a fette. La squadra che aveva dato spettacolo per tre quarti di campionato era anche reduce da una semifinale di Coppa Italia persa malamente con la Roma dopo l’1-1 dell’Olimpico. Difficile dire se ci fosse stato un semplice calo di prestazioni o se l’importanza della posta in palio avesse un po’ bloccato testa e gambe a Sensini e compagni. Il Milan stava ancora peggio. Quattro giorni prima ad Atene contro il Liverpool aveva perso la finale di Champions League nel modo peggiore: 3-0 per i rossoneri alla fine del primo tempo, 3-3 al termine dei tempi regolamentari e successo degli inglesi ai calci di rigore.
La squadra di Ancelotti fece una partita onesta e niente più. L’Udinese, attanagliata dalla paura, creò un paio di occasioni nel primo tempo, ma niente di clamoroso. Una cappa di pessimismo cominciò a gravare sullo stadio con il passare dei minuti fino a quando, allo scadere dell’ora di giocò, David Di Michele segnò il suo quindicesimo gol in campionato: finta, contro finta e sinistro a bucare Dida in mezzo alle gambe. Il più sembrava fatto. E invece, nel calcio, mai dire mai fino a quando l’arbitro non fischia.
Il Milan ebbe un’occasione per pareggiare e poi lo fece sul serio quando un cross sbagliato di Serginho prese una parabola imprevedibile che sorprese un giovanissimo Handanovic. Panico. Mancavano 4’ al 90’ e a quel punto tutti si incollarono alle radioline per capire cosa stava succedendo a Bologna.
Anche al Dall’Ara partita avara di emozioni. L’unica, importante, una traversa colpita dalla Samp con un’incornata del centravanti Rossini che di lì a pochi giorni sarebbe passato in bianconero. Quando a Udine la gara finì a Bologna si giocava ancora. Capanello di giocatori attorno alla panchina bianconera con Fabio Rossitto munito di auricolare ad ascoltare tutto il calcio minuto per minuto. Fu il ragazzo di Polcenigo ad annunciare la conquista del preliminare cominciando a correre all’impazzata verso il centro del campo.
E pensare che quel campionato, come del resto il primo dell’era Guidolin concluso con un altro quarto posto, non era cominciato benissimo. A cinque punti nelle prime tre gare (due 0-0 con Reggina e Chievo fuori, intervallati dal 4-0 casalingo con il Parma) avevano fatto seguito tre sconfitte consecutive. Poi il pari con la Fiorentina e la vittoria della svolta con il Bologna che dettero il via a una serie di dieci risultati utili consecutivi (8 vittorie e 2 pari) lanciarono l’Udinese in orbita verso il quarto posto che riuscì a difendere fino in fondo.
Nel girone di ritorno la banda Spalletti vinse solo tre partite in casa (Chievo 3-0, Lecce 2-1 e Atalanta 2-1). Più convincente il cammino in trasferta: i due 0-1 a Brescia e Roma, sponda Lazio, con Iaquinta match-winner, l’esagerato 1-5 a Palermo e il 2-3 a Siena. Sono ricordi che oggi hanno il sapore della storia. Un privilegio averli vissuti e raccontati.
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