Udinese, al Friuli un’altra vittoria che sfuma: con lo Spezia finisce 2-2
Sprecato un gol di vantaggio dopo la rimonta con Beto e Pereyra. E la vittoria in casa continua a mancare dal 18 settembre

Finisce come con il Sassuolo. Stesso andamento, stessi errori, stesso risultato, stessi fischi, anche se con un intensità calante e non da parte della Curva Nord che stavolta ha preferito chiudere un occhio.
Chissà, forse anche questo non un gran bel segnale, può essere il frutto dello scoramento di chi ha dentro l’Udinese, una squadra che non vince in casa dallo scorso 18 settembre, che un’unica volta ha raccolto tre punti tutti in una volta nelle ultime 16 giornate.
Sono numeri impietosi che vengono nascosti da una classifica ancora corta alle spalle delle prime sei, anche se il Bologna sta clamorosamente allungando e lunedì un altro segnale nella lotta per quello che potrebbe essere l’ultimo posto per le coppe (il settimo) arriverà dallo scontro diretto nel derby di Torino.
L’Udinese resta al decimo posto, ma con quattro-cinque avversarie (in attesa del risultato della Fiorentina) con il fiato sul collo non è in una situazione esaltante: al netto di quelle che potrebbero essere le vicende giudiziarie alimentate dall’inchiesta sui conti della Juventus, la squadra di Andrea Sottil è avviata verso la salvezza, ma senza gli squilli che ci si augurava per mettere del sale sul finale di campionato, come non accade da tempo da queste parti, considerando che negli ultimi anni al massimo i tifosi bianconeri hanno dovuto assaggiare un po’ di pepe, quello delle rincorse salvezza coronate comunque con successo.
Finire nella parte sinistra della classifica (tra le prime dieci, insomma), potrebbe essere l’ultima frontiera della stagione, ma l’Udinese anche domenica ha dimostrato di non avere in tasca l’ultimo centesimo che fa l’euro che servirebbe per ordinare al banco una vittoria.
Lo stesso Sottil nel dopopartita che è arrivato a battere i pugni sul “bancone” della sala stampa ricordando i gol subiti. Il primo avrebbe fiaccato anche un monaco tibetano reduce da una settimana di ritiro spirituale.
Lui, invece, l’ultima settimana l’aveva trascorsa a decidere se Isacco Success dovesse essere degno di fiducia dopo l’indecorosa prestazione a San Siro. Pronti, via: sei giri di lancette ed ecco il pallone perso del numero 7 che lancia Nzola verso il gol.
Success si riscatta più tardi servendo Beto nello spazio per il pareggio, sul filo del fuorigioco e convalidato dal Var Irrati dopo un attento esame.
Sull’onda dell’entusiasmo si vedono sprazzi di vera Udinese che sconfinando fino al secondo tempo e al raddoppio di Pereyra, ma quando il sapiente “Tucu” esce facendo i conti con un problemino muscolare, la luce si spegne e si arriva al buio totale quando Samardzic gigioneggia al limite dell’area, perde il pallone e lo Spezia riparte con Agudelo, senza trovare un fallo da parte di Ezihibue (già ammonito), Lovric e Masina in copertura, per Nzola è un giochino trovare il pareggio.
Da lì al finale si mescolano tutti gli ingredienti del solito “minestrone”: la paura per una sconfitta, un Beto impreciso e anche il “rigorino” che manca – l’Udinese è una delle poche squadre ad non averne tirato ancora uno – per un fallo di Dragowski in uscita sul centravanti portoghese.
Il signor Marchetti della sezione di Ostia Lido sorvola e, a sensazione (confortata dal replay televisivo), non ci sembra un’aquila dell’arbitraggio. —
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