Rugby, l'udinese Bertetti è il capitano dei campioni

Il trequarti udinese ha guidato il Petrarca nella finale contro il Rovigo che ha riportato a Padova lo scudetto dopo 24 anni.

UDINE. È toccato a un friulano alzare la coppa del dodicesimo scudetto del Petrarca Padova. Allo stadio Battaglini di Rovigo, dove i bianconeri hanno ammutolito un’intera città vincendo a sorpresa lo scudetto del campionato di Eccellenza, è stato Roberto Bertetti, udinese di viale Palmanova, a levare al cielo il trofeo che Padova non vinceva dal campionato 1986-’87, l’ultimo prima dell’era dei play-off. A quel tempo, 24 anni fa, il futuro capitano del Petrarca non aveva neppure due anni.

«È stata una gioia indescrivibile» racconta Roberto a quasi due settimane di distanza dall’impresa dei bianconeri, che certo non erano i favoriti nel match che decideva il titolo contro i rodigini in serie positiva da 16 partite. «Ma noi ci abbiamo messo il cuore e non solo per vincere». Il segreto? «Il gruppo: una squadra compatta, un mix di gente di esperienza e di giovani con una grande voglia di fare bene. E poi la pressione era tutta loro, erano i grandi favoriti...».

Tre anni fa, quando arrivò a Padova proveniente da Udine, dov’è cresciuto nel vivaio della Leonorso prima e, dopo la trafila nelle giovanili bianconere, nella prima squadra cittadina, non avrebbe mai immaginato di vestire la fascia di capitano nella storica partita di Rovigo. «Andare al Petrarca è stato un colpo di fortuna: cercavano giocatori di formazione italiana e qualcuno fece il mio nome. La squadra di allora era fortissima e la strada per un giovane come me sembrava chiusa. Mi sono messo a disposizione e mi sono fatto trovare pronto quando è stato necessario. Il debutto proprio contro Rovigo, quasi un segno...».

E così, piano piano, Bertetti, che gioca trequarti centro, è diventato titolare in pianta stabile arrivando a meritarsi i gradi di capitano. Eppure il suo incontro con il rugby è stato quasi casuale. «A rugby giocavano mio fratello Marco e mia sorella Giulia, io preferivo il basket. È stato mio padre a trascinarmi per staccarmi dal televisore al quale il sabato pomeriggio restavo incollato. Avevo 10 anni».

Comincia così, per caso, il cammino nel rugby di Roberto che si ritrova come compagno di squadra anche Alessandro Zanni («si vedeva già allora che “Ale” aveva una marcia in più»). Si merita la chiamata in azzurro per i Mondiali under 19 in Sudafrica e, poi, per quelli under 21 in Francia. La serie A a Udine, la Nazionale seven e, poi, il volo a Padova. Rugby, ma non solo. Bertetti è iscritto a Economia a Udine («ma sono piuttosto indietro»): gli mancano quattro esami che si è ripromesso di «buttare fuori al più presto» perchè «il pezzo di carta ci vuole». A Padova gli piacerebbe restare ancora perchè «sto bene e, poi, non è distante dal Friuli. Il mio contratto scade quest’anno e spero di essere confermato».

Intanto si gode lo scudetto, il terzo tempo dei petrarchini non è ancora finito («continuiamo a festeggiare perchè è stata una vera impresa») e continuerà fino al 28 giugno quando ci sarà la festa ufficiale del Petrarca campione. A guida friulana.

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