Reja: «Tanti auguri Fabio, già 45 anni fa capii che eri un fenomeno»

Capello compie 70 anni e il suo grande amico racconta il mister che ha conquistato valanghe di titoli. «L'augurio? Il Mondiale 2018 in panchina, magari contro di me»

UDINE. Don Fabio Capello da Pieris oggi compie 70 anni, molti dei quali passati su un campo di calcio o su una panchina d’un campo di calcio a vincere e alzare trofei.

Sempre, quando viene intervistato e gli chiedono chi sia il suo migliore amico, Capello non ha il minimo dubbio: Edy Reja. Risposta secca, quasi scontata.

Perché Capello iniziò la sua cavalcata tra i “signori del calcio” nel luglio del 1961 con la Spal di Ferrara. E lì, lui di Pieris, figlio del maestro Guerrino, anche ottimo allenatore, conobbe il conterraneo goriziano di Lucinico Edoardo Reja, detto Edy.

Quasi inevitabile che il mister dalle mille panchine in serie A faccia gli auguri, sul Messaggero Veneto, al grande amico.

«Semplice, auguro a Fabio innanzi tutto la salute e sì...poi di allenare ancora, magari una nazionale che disputi i prossimi Mondiali in Russia tra due anni. E sapete cosa vi dico? Magari gli auguro, chissà, di incontrare anche il suo vecchio amico Edy, anche lui alla guida di una nazionale».

Reja, come iniziò questa grande amicizia?

«A Ferrara, qui in Friuli non ci eravamo mai incrociati. Dopo sei mesi legammo molto. Lui frequentava il corso geometri, io le serali di disegnatore tecnico. Fabio mi aspettava la sera a cenare in Corso della Giovecca, poi il mattino dopo si alzava presto per andare a scuola, io invece potevo dormire un po’ di più».

In campo?

«Due mediani, lui un gran piede, lanciava, lanciava. Gli dicevo spesso di non esagerare. Eravamo una bella coppia là in mezzo».

Le ha presentato sua moglie...

«E qualche giorno fa abbiamo passato tre giorni indimenticabili sulla costiera Amalfitana dove eravamo stati invitati a ricevere due riconoscimenti. Lui con Laura, io con Livia, tutti e quattro insieme non ci vedevamo da anni. Abbiamo ricordato le nostre esperienza con grande affiatamento. Come se ci fossimo visti solo poche ore prima...».

La magia della vera amicizia...

«Sì, bellissimo».

Ci racconti Capello in due frasi...

«Persona dalla moralità sopra le righe, con una cultura del lavoro immensa e con una capacità di trattare la palla e leggere il gioco unica. Eccelleva in tutti gli sport: tennis, nuoto».

Nuoto?

«Sì, lo andavo a prendere a Pieris, poi uscivamo in mare con la sua barchetta. Si tuffava e riemergeva sempre con qualche passera, un grande».

E tosto come tutte le persone nate dalle vostre parti...

«A Roma dopo la rottura del menisco l’avevano dato per finito...Lui si è fatto operare in Spagna ed è rinato con Juve e Milan».

Faceva il manager alla Fininvest, poi Berlusconi lo inventò sulla panchina del Milan. Lei rimase sorpreso?

«Per niente. A Roma con Herrera era già un allenatore in campo. Sono fiero di essere amico di uno che ha vinto tutto ed ha pure allenato l’Inghilterra, insegnando calcio dove il calcio è stato inventato».

L’ha mai battuto in panchina?

«Mannaggia! No, ma lui aveva delle corazzate, io all’epoca squadre piccole come, ad esempio, il Vicenza ricordo».

Rimpianti?

«Beh non aver affrontato Fabio con la Lazio degli ultimi tempi o il mio Napoli, allora sì che me la sarei giocata».

Mister, ma il suo amico Fabio avrà pure un difetto...

«Forse era troppo esigente con i figli, sì questo può essere un difetto, ma ha chiaramente preso la personalità del padre Ferruccio, a Pieris una vera istituzione».

Reja, a luglio sono passati 45 anni da quel ritiro con la Spal.

«Sembra ieri, merito della magia dell’amicizia».

E allora auguri, don Fabio.

@simeoli1972

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