Rachele dice basta: la stella del nuoto ora fa la cameriera

UDINE. «Per sfondare serve un grande talento, ma è altrettanto importante fare le scelte giuste al momento giusto e avere anche un pizzico di fortuna. A vent’anni bisogna decidere cosa fare della propria vita e, probabilmente, il treno da prendere, nel nuoto, l’avevo già lasciato passare». Sono le parole di Rachele Qualla, nuotatrice udinese classe 1994, campionessa italiana giovanile nel 2009 nei 50, 100 e 200 dorso, che ha deciso di dire addio al nuoto, cui ha dedicato molti anni e sacrifici. L’obiettivo di Rachele, che per ora lavora come cameriera, è quello di provare a entrare al corso di laurea in Fisioterapia dell’Università di Udine, per aprirsi, lontano dalla piscina, una nuova porta verso il futuro.
Se il talento a Rachele non è mai mancato, sono stati altri fattori, scelte non proprio azzeccate, sfortuna e guai fisici, a disseminare di ostacoli il suo cammino.
«Dal 2012 – racconta – ho sofferto di un grosso problema alla spalla sinistra, che non mi ha permesso di essere competitiva. A questo si sono aggiunti altri disturbi, fra cui fastidiose coliti renali, probabilmente dovute al contatto con il cloro». Nessun apparente grande rammarico per l’atleta, che alla fine del 2011 passò dall’Unione Nuoto Friuli al Nuoto Club Azzurra 91 di Bologna: un trasferimento, seguito a quello di altri talenti friulani, come Alice Mizzau, che creò qualche strascico polemico sull’inadeguatezza degli impianti udinesi per un’attività di alto livello.
«Adesso sto bene – prosegue – , il mondo del nuoto non mi manca affatto, ci ho dedicato quindici anni della mia vita e ora mi godo quelle piccole libertà cui ho sempre rinunciato, mangiando finalmente quello che voglio e permettendomi di fare tardi la sera come i miei coetanei. Quella che mi manca di più è l’adrenalina della competizione». Sotto la scorza di Rachele emerge, però, un rimpianto, quando viene chiamata in causa Alice Mizzau, sua compagna di squadra nell’Unione Nuoto Friuli. «Quando Alice, nel 2009, ha deciso di cambiare società – chiarisce – anche io avrei voluto farlo. Sapevo però che mi sarei scontrata con il mio allenatore Carlo Lesa, che pensava fossimo troppo giovani per andarcene, e ho preferito aspettare. A quel punto avevo già perso il treno. Successivamente ho capito che avrei dovuto attendere troppo per provare a sfondare; per vivere solo di sport, anche e soprattutto economicamente, avrei dovuto fare determinati risultati, quindi ho deciso di fermarmi. Avrei potuto fare qualcosa di più della mia carriera, è vero, ma è andata così e ora guardo avanti».
Alessia Pittoni
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