Pellizotti chiude alla Vuelta con i grandi giri: «Poi con Nibali inseguirò la maglia iridata»

Il ciclista di origine carnica, 40 anni, prenderà parte alla diciannovesima corsa a tappe della carriera che chiuderà a fine stagione, poi farà il ds 

Sabato a Malaga inizierà il diciannovesimo grande giro. E la Vuelta España sarà l’ultima grande corsa a tappe della carriera per Franco Pellizotti, che poi farà il direttore sportivo alla Bahrain Merida. Quarant’anni, carnico di origine, scudiero per eccellenza e compagno di camera nelle ultime due stagioni di Vincenzo Nibali, Pellizotti martedì ha rifinito la preparazione con un allenamento in Carnia, da Mareno di Piave, dove abita dopo il matrimonio, è piombato a Valle di Arta Terme, borgo di mamma Liliana. Ieri mattina il volo per la Spagna, con il capitano che, rimessosi a tempo di record (e dopo un’operazione) dalla caduta al Tour provocata da uno spettatore, inizierà la marcia di avvicinamento al Mondiale di Innsbruck.

Ecco il sogno del “Pelli”. Sogna a occhi aperti, ma nemmeno tanto.

«Sì, chiudere la carriera al Giro di Lombardia il 14 ottobre dormendo almeno la notte prima in stanza con la maglia iridata».

La tua?

«Non scherziamo, magari dieci anni fa il percorso durissimo di Innsbruck avrebbe fatto al caso mio, ma lassù a inizio autunno vincerà un campione e noi faremo di tutto per vincere. Perché al Mondiale voglio esserci anch’io ad aiutare Vincenzo. Se ovviamente alla Vuelta avrò dimostrato al ct Cassani di meritarmi la convocazione».

Come sta Nibali?

«Molto meglio, grazie all’operazione la “cementificazione” della vertebra toracica rotta all’Alpe d’Huez gli ha consentito di tornare ad allenarsi e “salvare” la Vuelta, passaggio obbligato per arrivare al Mondiale in una condizione ottimale. La determinazione di Vincenzo è stata fondamentale».

Quando hai capito che sareste stati al via della Vuelta?

«Quella sera quando è tornato in albergo dopo la caduta. Ha cominciato subito a pianificare la rinascita. Il Mondiale con quel percorso è imperdibile, anche Vincenzo a fine novembre avrà 34 anni...».

Tu ne hai 40 suonati, hai corso 18 grandi giri. Il primo?

«Nel 2001 ero neo-pro alla Alessio, mi mandarono alla Vuelta, mi comportai bene, arrivai nei primi venti della generale, tanto che fino all’ultimo restai in lizza per andare ai Mondiali di Lisbona. Poi scelsero Lanfranchi».

Già...quello che inseguì Simoni e gli portò via il Mondiale...

«Incontrai dopo il Mondiale a una premiazione in Toscana il ct Franco Ballerini e Alfredo Martini: mi dissero che si erano pentiti della scelta».

Diciannove anni dopo eccoci di nuovo in Spagna...

«Già. E ci arrivo con una grande motivazione. L’obiettivo è stare il più possibile vicino a Vincenzo e far vedere al ct che ci sono anche io per Innsbruck».

Nibali cosa può realmente combinare?

«Purtroppo ci fosse stato un percorso simile al Tour, con i primi dieci giorni di pianura o quasi, sarebbe stato più facile restare in classifica, ma già dopo tre giorni è previsto un arrivo in salita, quindi Vincenzo dovrà tenere duro e pensare a migliorare. Poi nell’ultima settimana vincere una tappa sarebbe il massimo».

Come si prepara una Vuelta a nemmeno un mese dalla fine del Tour?

«Semplice: con il preparatore Paolo Slongo abbiamo impostato una settimana di riposo attivo dopo la Grande Boucle, poi ho fatto un periodo di altura a Livigno assieme alla mia famiglia con allenamenti mirati alla qualità. Lavori specifici che serviranno nel prossimo mese e mezzo».

E la “rifinitura” in Friuli?

«Classica. La salita di Valle è casa mia».

Ci sarà anche l’altro friulano Alessandro De Marchi alla Vuelta...

«Andrà forte, l’ha preparata bene, perché al Mondiale Vincenzo avrà un gran bisogno anche di lui». Parla giù da ds il “Pelli”. 

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