Pedone legge il futuro della sua Apu Gsa: «Vendere? Chi lo dice non mi conosce»

Il presidente dopo il ko con Biella: «Deluso, amareggiato, per l’amaro tracollo e di una squadra forte ma incompiuta». L’apertura a nuovi soci: «Il basket per me è una passione sfrenata, la società è mia ma è un patrimonio di tutto il Friuli»
Udine 27 aprile 2019 gsa biella Agenzia Petrussi foto Marco Pregnolato
Udine 27 aprile 2019 gsa biella Agenzia Petrussi foto Marco Pregnolato

UDINE. Lo avevamo punzecchiato sottoponendogli tre patate bollenti da sbucciare dopo la cocente delusione di Biella. Il presidente dell’Apu Gsa, Alessandro Pedone, dopo 4 giorni di full-immersion stile Masterchef replica con un’analisi a 360 gradi dell’annata Gsa con “vista” tranquillizzante per il futuro. Anzi, potenzialmente intrigante.

Una cosa è certa, il menù Apu nelle prossime stagioni sarà buono: ora non resta che vedere se i 3.500 e fischia del Carnera si gusteranno un piatto di gnocchi burro e salvia “della nonna” o la versione 3.0 di alta cucina di Scarello agli Amici di Godia. Dipenderà da alcune scelte fondamentali: l’allenatore, i giocatori, il piano di allargamento della compagine societaria, il nuovo palasport.

Presidente, sono passati 5 giorni da gara 4 a Biella, smaltita la delusione?

«No, pensavamo di aver costruito una squadra competitiva, avevamo il quarto o quinto budget di tutta la A2, roba da 1,7 milioni di euro, il finale è stato traumatico e indigesto. Ripensando alla stagione, quella squadra non ha mai avuto un equilibrio vero».

Quando ha cominciato a capirlo?

«Già nelle prime settimane. Abbiamo lasciato lavorare coach Cavina, che ne aveva accompagnato la costruzione passo dopo passo, abbiamo sperato che il trend cambiasse. Abbiamo provato in gennaio a dare a questa squadra un altro coach, ma il difetto è rimasto».

Insomma, la squadra di “figurine” non ha funzionato...

«È un insegnamento che dobbiamo far fruttare. Avevamo puntato su Powell, il miglior americano della A2, su Simpson, un giocatore quotato, su Cortese, su due giovani di prospettiva come Penna e Nikolic. Con un monte stipendi inferiore di molto al nostro, ad esempio, Roseto o Montegranaro, hanno fatto meglio di noi».

Chi l’ha delusa di più?

«Powell, un atleta cui abbiamo perdonato tanto e che abbiamo pagato tanto, capace però di condizionare con i suoi sbalzi di umore tutto il campionato».

Gli allenatori?

«Cavina, gran lavoratore, è stato esonerato, quindi non ci ha soddisfatto. Il discorso su Martelossi è diverso: ha commesso degli errori ma non ha costruito la squadra e ha dovuto fare i conti con gli infortuni. Ora parlerò con lui e vediamo di analizzare gli errori e capire se le nostre strade si divideranno».

Ha visto cosa sta combinando Pozzecco a Sassari?

«Pensi che in gennaio dalla sua Formentera aveva preso un volo per Ronchi per discutere con me il contratto. Era gasatissimo. Mi sono tirato indietro perché qualcuno, che ho ascoltato, mi diceva che i nostri due caratteri incendiari si sarebbero presto scontrati. Lui ci è rimasto malissimo»

Cosa le ha insegnato questa stagione?

«Una cosa su tutte: bisogna partire da un allenatore di spessore, non un giovane inesperto, che il Carmera “divorerebbe”, nè un coach stile “so tutto io”. Un allenatore che deve costruire una squadra capace di dare spettacolo e farsi amare dal pubblico. Avremmo volto farlo anche quest’anno, in casa l’abbiamo fatto, ma ci siamo trovati con la seconda difesa del campionato con una squadra costruita per essere il miglior attacco. Una stortura amplificata da prestazioni fuori casa a volte sconcertanti».

Il gm Micalich ha fatto degli errori?

«Premessa: è mosso da una passione sfrenata, qualsiasi errore abbia commesso, in completa condivinzione con me, l’ha commesso per eccessiva passione. È un pilastro del basket a Udine».

E si è trovato a fare a volte lo psicologo di giocatori piuttosto che il gm...

«Non deve accadere, per questo si dovrà partire da un allenatore quotato, la squadra poi sarà costruita forte come sempre. Quello non è un problema».

Da chi vorrebbe ripartire?

«Da Nikolic, uno che tenevo d’occhio dai temi della B e che mi ha sorpreso...».

Friulani in squadra? Uno come Antonutti vi ha eliminati...

«Avete visto lo sgambetto che ha fatto a Mortellaro a 57” dalla fine per poi gasare la folla? Finché ci sarò io alla presidenza Antonutti, che ha rifiutato due volte le nostre offerte, non giocherà a Udine».

Il basket cos’è per lei?

«Semplicemente, e sempre più, una passione sfrenata».

Eppure in città si dice che lei voglia vendere il club...

«Chi lo dice non mi conosce».

E lo sponsor Gsa?

«È confermato per ancora un anno. È vero, non sono più il proprietario dell’azienda, di cui ho il 30%, ma le quote cedute mi sono state pagate piuttosto bene... Abbiamo raccolto più di un milione dai piccoli sponsor. La nostra società ha ormai visibilità nazionale. È mia, ma è un patrimonio di tutto il Friuli. Se arriverà uno sponsor, di caratura nazionale, anche con sede in Friuli, che vorrà sostenerci, il logo Gsa semplicemente si rimpicciolirà sulla maglietta».

E il palasport?

«Avete visto quello di Biella? Vogliamo una struttura così, polifunzionale. Entro l’estate i nostri straordinari tifosi sapranno dove e come si realizzerà. Ma attenzione, Pedone può portare Udine in serie A, ma per restarci, come Cremona o Trento, la società ha bisogno di allargarsi, di trovare nuovi investitori. Non voglio fare l’uomo solo al comando, se dovrò farlo comunque saremo competitivi lo stesso come adesso. Ma non vogliamo dipendere da imprenditori completamente decontestualizzati dal territorio».

Si riferisce a Trieste?

«Anche . Quello che sta accadendo a Trieste e ad altre squadre di A deve farci riflettere e rendere orgogliosi della nostra creatura che vogliamo ritorni presto vincente». —


 

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