Ora tutti cercano Guidolin, pilota della Ferrari udinese

UDINE. L’applauso scatta fragoroso quando il Guido esce dal tunnel per riprendersi la panchina a metà “galoppo”. É lui l’uomo simbolo, il pilota della Ferrari che Pozzo gli ha consegnato per duellare con i Tori Rossi del calcio italiano.
Ci è riuscito benissimo anche stavolta, tanto da essere braccato da tutti. Non solo squadre senza più prodiere (Napoli) o giovani timonieri in preda alle onde (Inter), squadre di presidenti che resteranno insoddisfatti: adesso è il turno dei mass media, delle tv.
L’altra sera Guidolin è stata protagonista di “Undici” su Italia1, ieri è stato il turno della Rai e di una lunga intervista con il collega Sebastiano Franco che sarà montata e servita ai telespettatori nelle prossime ore. Si va dalle firme sull’impresa («Dedico questo risultato alla mia famiglia»), ai piccoli segreti personali, come «il pensiero che devo a Mauro Gatti che mi ha aiutato a gestire meglio le mie solite ansie», ha raccontato Guidolin accennando alla collaborazione con lo psicologo dello sport al servizio dell’Udinese e ai consigli che, come aveva rivelato già nel dopo-partita di San Siro, gli hanno fatto «vivere meglio questa stagione».
Ecco un altro piccolo frammento della macchina Udinese, la fuoriserie capace di arrivare in zona Europa di nuovo: «Perchè? Perchè c’è uno staff capace di portare la squadra al massimo», sottolinea ancora una volta il Guido da sempre orgoglioso dei propri collaboratori, tanto da concedere loro la scena nel momento dei festeggiamenti.
«É a Parma che abbiamo capito che la nostra stagione poteva prendere un’altra piega. I ragazzi sono stati bravi a crederci, a non mollare: sono tre anni che riescono a chiudere in crescendo».
Sì, proprio lo spirito della banda del Guido è stato la vera arma vincente, il segreto di una stagione cominciata con il piede sbagliato, con quel preliminare di Champions League perso contro l’abbordabile, sulla carta, Sporting Braga: «Sì, è stato un momento difficile», ha confessato ancora Guidolin per far capire che la risalita è cominciata davvero dal basso, da un sogno svanito fino a un’altra magia europea guadagnata anche a furia di gol firmati Di Natale.
Parlato con Totò per il futuro? «Io parlo continuamente con Totò, lui sa cosa penso e quanto lo apprezzo». Ma i complimenti non finiscono qui, con il “vecchio totem” bianconero. «I ragazzi sono stati tutti bravi, fantastici, ma ce n’è uno che mi ha davvero stupito: Allan».
É l'unica concessione ai singoli perchè tutti sono un po’ figli suoi, nel solco della tradizione degli allenatori italiani alla Rocco: «Sono inflessibile, ma poi è vero, sono tutti come dei figli». Arrivederci papà Francesco.
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