Malagò guiderà la Lega, si riparte da lì

ROMA. Un uomo solo al comando: Giovanni Malagò. Il fallimento dell’Assemblea elettiva della Figc, incapace di trovare un successore condiviso per il post Tavecchio, mette nelle mani del capo del Coni il destino del mondo del calcio italiano, avvilito per l’esclusione dai prossimi Mondiali, ma comunque afflitto da mali molto più profondi. Domani la Giunta del Coni dovrà decidere in che modo commissariare la Federazione e anche la Lega calcio e in queste ore lo schema che prende forma assomiglia veramente a una occupazione da parte del Comitato olimpico nazionale.
I tecnici non convincono e Malagò punta ad assumersi la responsabilità in prima persona. Per la poltrona di commissario della Figc sta pensando al fido Roberto Fabbricini, segretario generale del Coni, affiancato dal direttore generale Michele Uva (l’unico destinato a resistere alla rivoluzione) e da Billy Costacurta. La triade, che potrebbe restare in sella almeno fino al 2019, a luglio chiamerebbe come commissario tecnico della Nazionale Roberto Mancini, deluso dall’esperienza russa allo Zenit San Pietroburgo e smanioso di guidare gli azzurri. Alla Lega calcio, con il via libera del gotha dei presidenti della serie A (con l’eccezione del patron della Lazio, Claudio Lotito) ci andrebbe proprio Malagò. Il numero uno del Coni («Dobbiamo capire cosa si può fare per migliorare il livello della vita delle persone dando l’esempio, anzi dando il buon esempio», si è limitato a dire ieri) è infatti convinto che l’epicentro dei mali del calcio risieda proprio dentro la Confindustria del pallone. Ed è da lì che intende promuovere una serie di riforme.
La rivoluzione ha già avuto l’ok del governo uscente. «Questa è l'occasione per il calcio di ripartire da zero e riscrivere anche una parte di quelle regole che hanno portato a questo stallo: bisogna dare un nuovo impulso al movimento del calcio in Italia» ha detto il ministro dello Sport, Luca Lotti. Mentre il presidente di Federbasket Gianni Petrucci (già commissario in Federcalcio nel 2000 quando era presidente del Coni) ha benedetto il ticket Malagò-Fabbricini come l’unica soluzione possibile.
I due manager sarebbero attesi da sfide piuttosto impegnative. C’è la riforma dello statuto della Figc che va completamente riscritto (in vista un ridimensionamento del peso elettorale dei Dilettanti), quella dei campionati di serie A (da portare da 20 a 18 squadre) e di B (da 22 a 20). Si pensa anche al rilancio dei vivai, al tentativo di mettere un freno all'invasione di stranieri e alla riforma della giustizia sportiva. Malagò sogna anche un ridimensionamento delle rose e una riforma del mercato dei calciatori. Le finestre estive e invernali sono troppo lunghe e soprattutto restano aperte per troppo tempo a campionato in corso. Ormai certa una ristrutturazione della Lega Pro, con l’inserimento nei gironi delle Primavera delle squadre di serie A.
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