L’ultima grande occasione per risalire e i test invernali sono incoraggianti

Mai dare per finito anzitempo un campione del calibro di Valentino Rossi. Le due difficili stagioni in Ducati e un 2013 vissuto a inseguire da lontano avevano tanto l’aspetto di un viale del tramonto....
Di Davide Casarotto

Mai dare per finito anzitempo un campione del calibro di Valentino Rossi. Le due difficili stagioni in Ducati e un 2013 vissuto a inseguire da lontano avevano tanto l’aspetto di un viale del tramonto. Se non per il personaggio Valentino, per il pilota che fino a qualche anno fa dominava la top-class del Motomondiale. Le indicazioni che invece emergono dai test invernali vedono un Dottore per niente rassegnato ad aver esaurito il suo lungo palmarés di imprese e di successi.

Basta medaglie di legno. Fin da quando ha messo le ruote in pista a Sepang Rossi è parso subito a suo agio. Merito di un ritrovato feeling con la M1 e di una Yamaha che probabilmente è riuscita a dare al pesarese una moto di nuovo vicina alle sue caratteristiche di guida. Le indicazioni dei test sono sempre da prendere con le molle ma Rossi sembra in grado di stare più vicino agli spagnoli. Nel box si respira fiducia ed è un bene, perché il nove volte campione del mondo ha deciso a fine 2013 l’ennesima svolta della sua carriera, sostituendo lo storico capotecnico Jeremy Burgess con Silvano Galbusera. Mossa fatta per dare nuovo sale alle motivazioni del team ma anche a se stesso. Rossi arriva da una stagione dove vale un dato su tutti: è arrivato otto volte quarto. L’abbonamento alle medaglie di legno non può bastare a uno come lui.

Maledetti primi metri. Non che Rossi l’anno scorso sia diventato all'improvviso un “fermo”. Ma a compromettere gran parte dei Gp del 2013 è stata la primissima fase di gara. Dopo quattro o cinque giri Valentino ha dimostrato di saper girare sul passo dei primi, che a quel punto però erano già lontani. Ed è proprio su questo che Rossi ha lavorato nei test: migliorare il rendimento e il feeling con moto e pneumatici nei primi metri di gara. Fase in cui i vari Lorenzo, Marquez e Pedrosa eccellono e grazie alla quale hanno spesso fatto la differenza su tutti gli altri. Se Rossi, lavorando su se stesso e sulla sua M1, riesce a fare questo piccolo ma fondamentale salto di qualità può inserirsi in quella che anche nel 2014 si preannuncerebbe altrimenti come una torcida tutta spagnola.

Futuro delineato. Detto questo è inutile nascondere che per Rossi il 2014 è una delle ultime chance per andare in doppia cifra nel numero di titoli mondiali. Non c’è solo il fattore anagrafico a dirlo ma anche alcune consapevoli scelte fatte dallo stesso Rossi. Che magari non continuerà (o almeno non solo) la sua vita agonistica in un altro campionato come la Superbike, o nei rally, che ha più volte sperimentato. Ma semplicemente restando nel Motomondiale da manager. La strada è già tracciata: in Moto3 il team Vr46 è già in rampa di lancio, il Ranch di Tavullia, che potrebbe diventare sede della scuola dei giovani piloti di domani, è già una realtà. Ma ora c’è da tornare a vincere.

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