L’Udinese sbatte sulla traversa e torna da Verona con solo un punto

Bianconeri costretti al pari al Bentegodi da un super Montipò, ma è poco fortunata. Nel finale in superiorità numerica il destro di Atta salva il portiere avversario

Pietro Oleotto

Sbatte sulla trasversa del Bentegodi, quella centrata da Atta sotto la curva friulana, il sogno dell’Udinese di girare a quota 27 alla fine del girone d’andata e di agganciare il Milan in classifica, seppur con due gare in più, quelle che i rossoneri dovranno recuperare per riallinearsi alle avversarie.

Contro il Verona è stata un’autentica battaglia in mezzo al campo, come si immaginava Runjaic, pronto a dire che il 3-5-2 gli sarebbe servito come il pane e che la rinuncia all’inizio al tridente – e quindi ad Alexis Sanchez titolare – era legata all’uomo in più in mediana per fronteggiare lo schieramento a fisarmonica del collega Paolo Zanetti, retto dal dinamismo di Suslov, il trequartista alle spalle di due punte in un 3-4-1-2 che ha in Serdar e Duda le cerniere capaci di chiudere e ripartire.

È un gioco “sporco” quello dei veronesi, fatto di contrasti e falli raccolti tra i fili d’erba del Bentegodi, ma era stato così anche nella scorsa giornata a Bologna, dove avevano fatto il colpo.

Nulla di nuovo. Per quello bisogna sfrutare l’orizzonte e guardare lontano: Country road take me home, cantano i tifosi dell’Hellas storpiando West Virginia, stato americano poco lontano dal Texas dei nuovi proprietari, quelli del fondo “Presidio Investors” (c’è l’accordo con il presdente uscente Setti per 120 milioni, 90 per coprire i debiti: closing a metà mese), mentre l’Udinese ha un tocco di Costa d’Avorio in più in partenza vista la presenze tra i titolari dell’esordiente Oumar Solet in difesa sul centro-sinistra, franco-ivoriano come Hassane Kamara che ritorna nell’undici di partenza al posto di Zemura per piazzarsi sulla fascia mancina.

Si rivede anche Payero a centrocampo invece di Ekkelenkamp, mentre resta tale e quale il resto del reparto con il solito Ehizibue a destra che è croce e delizia, più la prima della seconda, in particolare nelle coperture (ma sarebbe forse il caso di definirle “scoperture”) sull’onesto Bradaric, tanto che nel primo tempo il croato, lanciato a rete, effettua un elementare dribbling a rientrare che il buon Kingsley pensa di contrastare a braccia aperte.

Il pallone sbatte su una mano e solo la bandierina del guardalinee Cipressa che segnala un precedente fuorigioco lo salva da un rigore certo.

Gli altri episodi sono favorevoli all’Udinese che però trova sempre pronto Montipò: nel primo tempo su una punizione di Thauvin, nella ripresa su una botta di Lovric dal cuore dell’area, un episodio che avrebbe meritato un po’ più di attenzione da parte dell’incerto signor Dionisi della sezione dell’Aquila e ancor più da parte del collega Massa collegato dalla sala Var di Lissone.

Sì, quel Massa, l’arbitro internazionale che dopo la gara di Venezia era stato tirato in ballo dal “supervisore” Gianluca Nani per non aver consultato il Var in occasione dell’espulsione di Touré.

Insomma, non sembra proprio “in sintonia” con i bianconeri. Ieri avrebbe dovuto segnalare che Lovric dopo la conclusione era stato abbattuto e avrebbe meritato il rigore.

Solo a quel punto è venuto fuori il Verona, sfruttando più che altro la flessione del centrocampo bianconero, in particolare di Payero, sostituito proprio assieme a Lovric per riprendere il comando delle operazioni con la coppia Ekkelenkamp-Atta e guadagnare la superiorità numerica dopo la seconda ammonizione di Serdar.

A questo punto mister Kosta rompe gli indugi, dentro Sanchez al posto di Karlstrom e Rui Modesto per Ehizibue, quindi Bravo per un esausto (e ammonito, salterà l’Atalanta) Lucca.

Il primo pallone ghiotto capita proprio al Niño che aggancia il cross dalla destra, ma non trova lo spiraglio giusto, quello scovato invece da Atta pochi attimi dopo: destro potente che sorprende anche Montipò, il migliore dei veronesi, aiutato dalla traversa che risputa

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