Lo United Porcia aspetta il debutto «Futuro incerto Devono aiutarci»

Matteo Coral / pordenone

Il mondo del calcio dilettantistico non sta girando più, cosa che arreca danni ai club, specialmente nelle categorie minori. Un esempio delle problematiche di questo periodo è lo United Porcia: il club che proprio la scorsa estate ha allestito una squadra per partecipare al campionato di Terza, non è ancora riuscito a debuttare. La truppa di Giacomo Esposito – allenatore che durante la preparazione ha sostituito l’inizialmente prescelto Vittorio Dariotti, costretto a fare un passo indietro per motivi lavorativi – ha giocato solo un match di coppa Regione a inizio ottobre, quando la squadra non era neppure completa, perdendo 0-3 con la Vivarina.

Poi lo United Porcia è stato costretto al riposo nella prima giornata di campionato, a causa del ritiro dal torneo del Fontanafredda under 23, che da calendario avrebbe dovuto affrontare. Un inizio sfortunato che, come sostiene il presidente Antonio Piscopo, ha evidenziato i problemi dell’associazionismo in questo periodo storico. «Non c’è certezza sul futuro, non ci sono garanzie – afferma –. Ci sono problemi più gravi al momento, tuttavia siamo in difficoltà. L’avvenire è incerto, anche se si dovesse tornare a breve alla normalità».

La fortuna dello United è stata trovare un gruppo volenteroso e disponibile. Realtà come queste, però, avranno, a detta di Piscopo, bisogno di grandi aiuti per sopravvivere: «In primis, vorrei ringraziare tutti coloro che ci aiutano, in particolare Chiara Sardi, bravissima vice-allenatrice della prima squadra, Giovanni Borile, Luca Glorioso e Jonny Pellarin, che ci danno una mano con il settore giovanile. La Federazione ha il suo bel daffare e il mio appello non va a loro. Per continuare a fare questo tipo di attività, infatti, serviranno aiuti economici dalle amministrazioni e, soprattutto, un numero sempre maggiore di volontari, per limitare le spese. Creare aggregazione attraverso attività di questo tipo – conclude Piscopo – rischia altrimenti di diventare utopico, anche a livello meramente logistico. Un rischio che non possiamo permetterci di correre». —

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