La prima volta al Giro, nessun italiano tra i primi cinque

MILANO. Nibali primo degli italiani. Sempre lui, a quasi 36 anni ancora lui, settimo a 8’15” da Tao. Per la prima volta nessun italiano tra i primi 5. Filippo Ganna, 24 anni, àncora di salvezza del nostro ciclismo, ma anche all’impresa di Camigliatello Silano. E gli altri italiani? Parola al ct dell’Italbici, Davide Cassani.
Goeghegan Hart, Hindley: ma se ci fossero stati Thomas e Yates?
«Sarebbero andati forte comunque. Hanno talento e sono stati fatti crescere con calma. E guardate anche il portoghese Almeida».

Hanno tutti corso con squadre italiane e vinto gare in Italia nelle giovanili: un caso?
«No. Il nostro movimento è vivo, è un riferimento del ciclismo mondiale, nonostante da anni manchi una squadra Pro Tour italiana. Del resto, servirebbero sponsor da venti milioni di euro e, specie in questo momento delicato, trovarle non è semplice».
Facciamo scuola, ma i nostri giovani fanno fatica: perché?
«Serve pazienza. I talenti ci sono, ma devono crescere con calma, specie nelle giovanili. Spesso voler passare subito professionista senza crescere gradualmente è un errore. Guardate Filippo Ganna, alla Ineos è cresciuto gradualmente».
L’ha stupita?
«No, è sostenuto da una super squadra. Pensate che ho appena definito col team principal Dave Brailsford il piano per preparare i Giochi di Tokyo 2021».
Oltre a Ganna?
«Penso a Giulio Ciccone, a parte la sfortuna di quest’anno, è cresciuto gradualmente. Oppure a Matteo Fabbro che al Giro ha dimostrato di che pasta è fatto dopo anni di apprendistato. I talenti li abbiamo, basta aspettarli».
Quanto?
«Abbiamo recuperato corse, come il Giro under 23, che non si organizzavano più. Ora i ragazzi hanno il palcoscenico per crescere. Insomma, stiamo seminando, serve tempo...».
Intanto ci tiene in piedi Nibali: un voto al suo Giro?
«Sette. È andato forte. Sul Piancavallo ha fatto gli stessi tempi di tre anni fa. Lui c’è ancora, sono i ragazzi che hanno accelerato».
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