Intervista a Nibali: "Educazione e passione: voglio dare un futuro ai ragazzi della mia isola"
Questo è il covo del friulano Franco Pellizotti e soprattutto dello squalo Vincenzo Nibali. In attesa che si sistemi dopo l’allenamento (Pordoi e gli altri “mostri”, roba pesante) tocca alla moglie Rachele presidentessa dell’Asd Nibali fare il punto sul progetto

PASSO SAN PELLEGRINO (TRENTO). Il luogo è incantevole: Hotel Flora Alpina, un paio di chilometri nel bosco dopo il Passo San Pellegrino. Da lì la vista sulle Pale di San Martino è magnifica. Fuori uno striscione per il compianto Scarponi, che qui era di casa. Questo, da una settimana, è il “covo” della parte di Bahrain proiettata a Vuelta e Mondiale. Questo è il covo del friulano Franco Pellizotti e soprattutto di Vincenzo Nibali. In attesa che lo Squalo si sistemi dopo l’allenamento (Pordoi e gli altri “mostri”, roba pesante) tocca alla moglie Rachele presidentessa dell’Asd Nibali fare il punto sul progetto. Nella chat del team Rachele è onnipresente. Da Lugano, dove i Nibali risiedono, e anche dalle dolomiti. «Deve essere tutto in ordine, non deve mancare nulla. Io faccio da tramite tra Vincenzo e i ragazzi in Friuli, che ci ha accolto meravigliosamente». Corrono se vanno bene a scuola e si comportano bene». La piccola Emma scorrazza sul prato. Poi arriva Vincenzo. E quando gli chiediamo di parlare del progetto gli si illuminano gli occhi. E la chiacchierata s’allunga. Aru sta conquistando la maglia gialla al Tour proprio in quei minuti? Bravo Fabio, ma l’Asd è più d’un team giovanile per il campione re del Tour 2014 e di due Giri d’Italia (2013 e 2016).
«Voglio regalare un futuro ai ragazzi della mia isola, aiutare le famiglie ad assecondare la passione dei loro figli, a dare loro opportunità, un futuro».
Cosa chiedete ai ragazzi?
«Prima cosa: non vogliamo il risultato a ogni costo, la cosa importante è che vadano bene a scuola. Vogliamo aiutare a crescere ragazzi educati, farli viaggiare, conoscere persone e mentalità nuove. Chiediamo loro di comportarsi da ospiti esemplari in casa d’altri, di andare alle corse ordinati e con le bici pulite».
Quanto ti rivedi in questi ragazzi
?
«Molto. Cerco di aiutarli indicando una via. Io ci sono passato, sono andato via di casa da ragazzino in Toscana per poter correre e inseguire il mio sogno. Michele Biz e il suo gruppo sono fantastici nel supportarci».
In Sicilia è sempre difficile correre?
«Fare ciclismo è dura. A Messina siamo l’unica società giovanile. Abbiamo fatto un accordo con il Cus affinché i ragazzi si possano allenare nel loro spazio chiuso, quasi un miraggio in città, e possano usufruire delle loro strutture sportive. Se poi non diventeranno corridori saranno certamente buoni studenti».
La tua Messina un anno fa era senz’acqua, ora è attanagliata dagli incendi...
«Della mia isola si potrebbero dire tante cose che non vanno, dovremmo parlare della politica e di altro...per ore. Io, per quello che posso, cerco di fare un futuro ai giovani. Quello sarebbe già un primo, grande, passo».
Il Tour de France ti manca?
«No. L’ho corso sempre dal 2014, anche se per un anno non ci sono andato non casca il mondo. Ho visto solo la tappa in cui ha vinto Fabio, che può portare eccome la maglia gialla a Parigi, anche se gli avversari sono tanti e Froome va forte in salita e volerà nella crono di Marsiglia».
Alla Vuelta per...vincere
?
«Sì, ma con tutti quei metri di dislivello non sarà facile».
Il Mondiale?
«Certo, per fare l’uomo d’appoggio, magari al mio amico Enrico Gasparotto, il percorso è adatto a lui, e va forte, ora si allena a Livigno per quello. Poi un Mondiale buono per me ci sarà nel 2018 in Austria...e il percorso olimpico di Tokyo 2020 sarà durissimo».
Nel 2018 tornerà lo Zoncolan al Giro d’Italia...
«Calma, il 2018 è ancora lontano. Ma Enzo Cainero lo poteva anche mettere quest’anno lo Zoncolan, così facevo saltare l’olandese...». Torniamo a valle in bici, Aru in giallo, Nibali “in rosa”. Come il futuro dei suoi “nibalini” che si allenano in Friuli.
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