Intercettazioni, non era Agnelli La procura Figc fa retromarcia

ROMA. Il procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro è tornato ieri in Commissione Antimafia, dove era già stato ascoltato il 7 marzo scorso sul caso Juventus, per chiarire il giallo su una intercettazione da lui citata per «inchiodare» il presidente del club bianconero Andrea Agnelli, in aggiunta a quelle già ritenute compromettenti e presenti nel deferimento. Pecoraro ha comunque ribadito i motivi del deferimento: «I biglietti della Juventus sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità, c’è una infiltrazione della malavita nella gestione e nella vendita di questi biglietti»; «il bagarinaggio è stato fatto dai malavitosi»; «della gestione dei biglietti era a conoscenza anche Agnelli». Quanto all’intercettazione al centro delle polemiche, nei giorni scorsi, si è sviluppato un vero e proprio giallo anche perchè l’avvocato della Juventus Chiappero e i parlamentari dell'Antimafia Stefano Esposito e Marcello Taglialatela sostenevano che non fosse presente in nessun atto.
L’intercettazione sotto accusa è quella dell’inchiesta Alto Piemonte in cui è scritto: «Hanno arrestato due fratelli di Rocco (Dominello, ndr). Lui è incensurato. Noi parliamo con Rocco». Oggi, nel corso dell’audizione, è stato precisato che alla conversazione non ha partecipato il presidente Agnelli, ma che la telefonata è intercorsa tra l’ex capo del marketing Francesco Calvo e il security manager bianconero, Alessandro D’Angelo. «Noi – si è giustificato Pecoraro – abbiamo dato una certa interpretazione, perché da quella frase sembrava ci fosse una certa confidenza fra Agnelli e Dominello, ma probabilmente era del pm quella frase. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero». Ricostruzione che, però, è stata smentita dal procuratore capo di Torino, Armando Spataro: «Il nostro ufficio si è limitato alla trasmissione degli atti alla procura federale senza esprimere alcuna interpretazione».
Pecoraro, in difficoltà, ha voluto anche chiarire che «non si può assolutamente sostenere che io abbia affiancato il presidente Agnelli alla ’Ndrangheta» e la presidente dell’Antimafia Bindi ha chiuso il cerchio: «Pecoraro ammette che in quella telefonata non si sta parlando del presidente della Juve». E ha aggiunto: «Sostenere che il presunto incontro tra Agnelli e Dominello sia stato collocato dalla difesa del club bianconero a maggio o giugno 2012 per convenienza, cioè perché così sarebbe avvenuto prima dell’arresto dei suoi fratelli, è una forzatura. Potrebbe essere effettivamente avvenuto in quella data». A Bindi «basta e avanza sapere che le mafie arrivano persino alla Juve». «Ma siamo convinti non sia il solo caso», ha aggiunto il coordinatore del comitato Mafia e Sport, Marco Di Lello che ha aconcluso: «Il presidente Agnelli i primi di maggio verrà in Antimafia».
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