Il manto del Friuli cucito con matasse di filo sintetico per far guarire l’erba

UDINE
La rivoluzione è cominciata e correrà su un filo, un filo di materiale sintetico che “cucirà” l’erba malata: il manto dello stadio Friuli, messo in ginocchio dal sole dell’estate, non sarà più naturale al cento per cento – come abbiamo anticipato già ieri – e adesso si conoscono anche i metodi innovativi che permetteranno all’Udinese e alla città di Udine di presentarsi pronte all’appuntamento con le immagini televisive che faranno dell’impianto dei Rizzi uno degli stadi più visti al mondo tra il 6 e il 20 ottobre, quando si giocheranno tre partite a dir poco attese: quella con la Juventus di Cristiano Ronaldo, quella tra l’Italia e il Belgio a livello di under 21 e quella con il Napoli.
L’Udinese ha già fatto sapere, attraverso il dg Collavino, che l’intervento «prevede di affiancare cuciture di fibra sintetica all’erba naturale per migliorarne resistenza e tenuta, soprattutto nei movimenti di gioco», riservandosi di chiarire nei dettagli l’intera operazione quando tutto sarà pronto per il via, presumibilmente già il prossimo giovedì, una notte dopo la sfida casalinga contro la Lazio, valida per il primo turno infrasettimanale del campionato. Durante questa settimana, dunque, arriverà in Friuli in macchinario che sarà utilizzato per cucire le zolle, così come consigliato dalla Engie Program, l’azienda alla quale all’inizio del mese si è affidata per risolvere un problema che, dopo due partite di serie A, era sotto gli occhi di tutti. Un’azienda che ha rimesso in sesto il rettangolo verde di San Siro, che cura il Mapei Stadium di Reggio Emilia e opera anche a Bergamo, Verona, Parma, Firenze, Padova, Vicenza, Bassano del Grappa, Mestre, Venezia e in regione anche a Pordenone.
Proprio in una di queste piazze, al Bentegodi, casa di Hellas e Chievo, l’intervento d’emergenza che ha convinto di più: nell’estate del 2017, dopo il concerto della popstar Robbie Williams, il terreno dell’impianto veronese è – per dirla alla Mazzarri – un campo di patate. La corsa contro il tempo in vista dell’inizio del campionato porta alla ricerca di una macchina per cucire il campo secondo un brevetto come quello utilizzato agli ultimi Mondiali, il SisGrass. A Verona è arrivata addirittura dal Venezuela, un’altra era all’opera in Turchia. Costo dell’operazione? Furono stanziati 278 mila euro più Iva, riportano le cronache, ma alla fine i costi lievitarono: almeno 350 mila, a spanne, una cifra attorno alla quale alla fine ci fu di quale disputa, visto che non si tratta di cucire un orlo su un paio di pantaloni.
“Penelope”, chiamiamola così la grande macchina per i punti sul campo, deve piantane infatti uno ogni due centimetri, calandolo nella terra posta soptra le “serpentine” del riscaldamento per almeno 20 affinché le radici di erba naturale possano “avvinghiarsi” sul filo di sintetico verde e quindi crescere senza strapparsi a zolle, come sta succedendo adesso al Friuli. Tempo necessario? Si dice che la cucitura possa essere terminata nel giro di tre giorni, secondo l’esperienza maturata in passato: sì, perché in Inghilterra e Germania moltissimi club di primo livello l’hanno utilizzata nei loro stadi. Le variabili sono legate al meteo, naturalmente. Poi l’erba del Friuli sarà pronta per il tour de force di ottobre.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto