Il caso scudetto 2006 in archivio per prescrizione

La Procura della Figc chiude l’inchiesta, ora la palla va al Consiglio Federale Nulla di rilevante per la telefonata del 2005 che coinvolse Spalletti e Udinese
Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, durante la cerimonia per il 'Premio etico 2010' in una immagine del 25 novembre 2010 a Milano. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, durante la cerimonia per il 'Premio etico 2010' in una immagine del 25 novembre 2010 a Milano. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

ROMA

«L’etica non si prescrive»: la frase inseguirà Abete da qui al 18 luglio, quando forse calerà il sipario sullo scudetto del 2006. Adesso resta ancora una spina nel fianco del calcio italiano, perchè l’archiviazione per «prescrizione» sancita da Stefano Palazzi non mette la parola fine alla coda velenosa di Calciopoli: il “Napoli quater”, quel filone dell’indagine della procura partenopea sullo scandalo che cinque anni fa azzerò i vertici del calcio e che aveva per protagonisti gli allora dirigenti nerazzurri (da Giacinto Facchetti, poi scomparso, a Massimo Moratti) sul fronte sportivo si chiude con un’archiviazione, ma non è detto che il presunto reato non sia stato commesso. Piuttosto ci si è arrivati a tempo scaduto: insomma se il club milanese avesse commesso un qualche illecito per la giustizia sportiva non è perseguibile. Non lo è con l’iter tradizionale, ovvero deferimento e sentenze di primo e secondo grado: la palla passa infatti al consiglio federale della Figc chiamato a una decisione “politica”. Perchè è vero che c’è un’etica che non si prescrive, ma sarà difficile vedere revocato quel titolo assegnato ai nerazzurri dalla commissione di saggi istruita dall’allora commissario federale, Guido Rossi. La Juve lo rivorrebbe indietro ed è per questo che aveva presentato un esposto contro la stessa Figc. Palazzi «esaminati gli atti dell’indagine - si legge nello stringato dispositivo - ha disposto l’archiviazione del procedimento non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato, ovvero non prescritte». Tra le numerose posizioni archiviate anche quella dell’allora allenatore dell’Udinese Luciano Spalletti e della stessa società bianconera «perchè non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 Cgs, vigente all’epoca dei fatti». Ci si riferisca a una telefonata di Spalletti al designatore arbitrale Paolo Bergamo datata 12 maggio 2005.

Tornando al caso Inter, la formula lascia aperta la porta a decisioni sulla base delle motivazioni. Che per ora restano secretate nella cassaforte della Procura: saranno consegnate alle parti, e contestualmente anche alla federazione, solo lunedì in vista del primo dei due consigli federali, in programma martedì, che comincerà ad analizzare le carte. La decisione arriverà il 18, nella riunione già fissata a Via Allegri.

Moratti, commentando la decisione di Palazzi, prima dice che si tratta di un «punto a favore» e poi taglia corto parlando di «caso chiuso». La Juve prudente dice che la prescrizione non li coglie di sorpresa. Ora si attende il giudizio: prima le motivazioni e poi il verdetto. Qualcuno scontento resterà comunque.

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