I 90 anni di Boscolo e un calcio d’altri tempi: «Peccato non aver visto la A con l’Udinese»

Oggi il compleanno dell’ex giocatore di Udinese, Triestina, Torino, Roma, Vicenza e Padova. Vestì anche l’azzurro  

LA STORIA



È uno dei testimoni di un calcio che non c’è più, quello di Nereo Rocco, dei palloni pesanti, della fatica e delle partite epiche, raccontate con una punta di gusto per il romanzo. Enore Boscolo fa parte di quegli uomini lì, calciatori che hanno vissuto tempi che non potranno tornare mai. Oggi per l’ex mezzala di Udine è un giorno speciale: ha raggiunto il traguardo dei 90 anni, che festeggerà circondato dall’amore delle figlie Cristina e Marinella, dei parenti, degli affetti, ma con un vuoto che mai potrà più colmare, quello dell’assenza del grande amore della sua vita, Elisa, mancata quattro anni fa. Proprio lei che ha conosciuto negli anni della “Dolce vita romana” quando Boscolo giocava nella Roma e mentre Gina Lollobrigida era la star del momento.

«Si sono amati da subito e fino alla fine – confessa la figlia Cristina –. Erano inseparabili. Hanno vissuto sempre sulla scia di com’era quando si sono conosciuti, come in un film di De Sica».

Enore Boscolo, in barba ai suoi 90 anni, è rimasto un uomo attivo, che ama concedersi qualche ora in compagnia degli amici in centro a Udine, che segue le partite alla televisione e che quando ha voglia se le va pure a vedere allo stadio. Tifa bianconero, perché è la squadra del suo cuore, della sua città, anche in suo più grande rimpianto: «Che peccato non aver giocato in serie A con l’Udinese», racconta.

La sua lunga carriera da calciatore, infatti, è solo iniziata in Friuli per poi prendere il volo lontano da casa. Ha iniziato sul campo del “Brunetta” tra le fila del Ricreatorio festivo udinese, poi ha giocato nel Codroipo e all’Udinese nel 1946-’’47 arriva l'esordio in serie B.

Nel ’49 il salto in serie A con la maglia della Triestina di Rocco. Proprio il Paron che, quando si vide davanti Boscolo, disse: «Ciò, chi me ga mandà? Un mucio de ossi?». Una frase che è ancora indelebile nella memoria di Enore, giocatore rapido, agile, astuto, con il senso del gol spiccatissimo, che con la maglia alabardata ha firmato nella massima serie il gol più veloce della storia dell’Unione, andando a segno dopo pochi secondi contro il Torino (alla fine per lui fu doppietta e la gara terminò 3-0). A Trieste rimane quattro stagioni consecutive, risultando il capocannoniere della squadra nel campionato 1951-’52 con 11 reti realizzate, a cui se ne aggiungono altre tre negli spareggi salvezza contro la Lucchese. Chiude l’esperienza con i giuliani con un totale di 118 presenze e 37 reti in campionato, settimo miglior marcatore della storia del club.

Nel 1953 viene ceduto al Torino (32 partite e 4 gol), e a fine stagione viene acquistato dalla Roma: esordisce con la maglia romanista nel derby contro la Lazio del 17 ottobre 1954, giocando nell’inedito ruolo di centravanti per la contemporanea presenza di Alcides Ghiggia e István Nyers. Di lui il Corriere dello Sport scriveva: «Non è un atleta, è una trottola umana». Un guaio all’inguine lo costringe, però, a mesi di totale stop e perde così l’opportunità di sfruttare l'interesse della Nazionale per lui.

Un altro dei suoi rimpianti, anche se la maglia dell'Italia Boscolo riesce comunque a vestirla. Dopo un’esperienza nella Lanerossi Vicenza ritrova il suo maestro, Nereo Rocco, al Padova. Chiude la carriera nel 1960 per tornare a casa sua, a Udine dove vive ancora. Tra ricordi, pensieri e calcio. Buon compleanno Enore! —





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