I 120 anni dell'Udinese, la storia di Zico e il sogno scudetto

I due anni in bianconero del fuoriclasse che infiammò Udine

UDINE. Era la notte tra il 31 maggio e il 1º giugno del 1983 quando arrivò l’annuncio. «Abbiamo preso Zico». A dirlo era il general manager dell’Udinese Franco Dal Cin. Fu una autentica bomba mediatica. Uno dei tre più forti calciatori del mondo di quell’epoca (gli altri due erano Maradona e Platini) veniva acquistato dal piccolo club friulano approdato da cinque anni in serie A.

Due anni prima era finita l’era Sanson e si era aperta quella di Lamberto Mazza, allora presidente della Zanussi. Nei due anni precedenti erano arrivati giocatori talentuosi: l’esperto Franco Causio e il giovane Massimo Mauro, l’attaccante Pietropaolo Virdis. La società era giovane, ma pensava in grande. La parola “scudetto” non era bandita, ogni tanto qualcuno la sussurrava.

Caso e caos. Quel trasferimento si trasformerà in un affare di stato. «Mazza spende sei miliardi per Zico – accusò il presidente della Cgil Luciano Lama – e la Zanussi, di cui è presidente, mette in cassa integrazione migliaia di operai». Non solo. Il 2 luglio la Figc bocciò l’acquisto di Zico e del suo connazionale Cerezo destinato alla Roma.

La motivazione? I contratti sarebbero stati depositati in ritardo. Il presidente della Roma Dino Viola parlò di «diktat illegale». Il verdetto definitivo arrivò il 23 luglio. Zico diventò un calciatore dell’Udinese, Cerezo della Roma. Decisivo l’intervento del presidente del Coni Franco Carraro si scrisse allora.

Estate luccicante. Zico, che aveva già disputato cinque minuti con la maglia dell’Udinese nell’amichevole organizzata in fretta e furia con il suo Flamengo (simbolica la sostituzione con Ivica Surjak che gli lasciò la maglia numero 10), fece il suo esordio vero e proprio in bianconero il 31 luglio in occasione dell’amichevole con l’Hajduk firmando uno dei tre gol con i quali l’Udinese regolò gli slavi.

A distanza di pochi giorni altre due amichevoli di prestigio: a Udine cadono prima il Real Madrid (2-1 Santillana, Zico e Causio i marcatori) e poi il Vasco de Gama allenato da Edu, il fratello di Zico (3-0). La squadra di Enzo Ferrari, al termine di questo luccicante precampionato, si presenterà ai nastri di partenza con il ruolo di mina vagante.

Punizioni come rigori. L’esordio fu folgorante. L’Udinese passerà 5-0 sul campo del Genoa: doppiette di Zico e Virdis, più il sigillo di Mauro.

Era l’11 settembre del 1983. Otto giorni dopo altra doppietta del Galinho nel 3-1 sul Catania. Poi alla terza il primo ko ad Avellino (2-1) a causa di un assurdo autogol di Edinho. Nelle prime tre giornate Zico trasfora altrettanti calci di punizioni diventando un vero e proprio terrore per i portieri. Segna anche alla quarta domenica nel derby con il Verona, interrompe la serie alla quinta giornata a Firenze. La partita top di quella stagione sarà quella con la Roma: 6 novembre, il Friuli trasformato nel Maracanà con la sfida delle coppie Zico-Edinho da una parte e Falcao-Cerezo dall’altra.

Zico in quella stagione realizzerà 19 reti in 24 partite. Cinque ne salterà per un “maledetto” infortunio rimediato in una inutile amichevole a Brescia. Perderà la classifica cannonieri per un solo gol (Platini ne segnerà 20). L’Udinese chiuderà nona in classifica ma il quinto posto sarebbe stato raggiungibile se all’ultima giornata l’Udinese avesse battuto il Milan corsaro al Friuli (1-2).

Al termine di quella gara Lamberto Mazza chiese 20 mila abbonamenti per tenere Zico. Dodici mesi prima le tessere erano state oltre 26 mila, record assoluto per Udine. Zico avrebbe potuto andare via (lo voleva la Roma), restò per una questione affettiva.

La parabola discendente. Non fece un grande affare. La squadra fu notevolmente indebolita. Partirono Causio (all’Inter) e Virdis (al Milan), arrivarono i giovani Carnevale (Catania) e Pasa (Montebelluna) e i più esperti Selvaggi (Torino), Criscimanni (Pisa) e Montesano (Palermo). L’avversario della prima giornata e l’ultimo del precedente campionato: il Milan. Finisce 2-2.

Alla seconda giornata nel 5-0 alla Lazio Zico dà spettacolo: segna un gol, sforna assist. E soprattutto si infortuna. Il malanno muscolare lo condizionerà a lungo. L’Udinese di Vinicio, che in panchina ha preso il posto di Enzo Ferrari, non decolla mai. I bianconeri finiscono invischiati nella lotta salvezza.

La partita da ricordare sarà quella del 31 marzo ’85: vittoria di rimonta sull’Inter con Zico che ritorna al gol dopo sei mesi e Miano che semina in slalom cinque nerazzurri realizzando la rete della vita. La partita-salvezza, però, è quella di Ascoli dove l’Udinese passa grazie a una rete di Attilio Tesser. L’ultima volta di Zico al Friuli da calciatore dell’Udinese è datata 12 maggio e ne riferiamo a parte. Suo malgrado Zico aveva fatto parlare di sè in quei giorni anche fuori dal terreno di gioco.

Il tribunale di Udine lo condanna per costituzione di capitali all’estero. Se ne andrà in un modo che non meritava. Ma l’uomo, più del campione, era entrato nel cuore dei friulani che ancora oggi lo ricordano con grande affetto. Perché Zico è Zico.

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