Guidolin, non solo passato: «Telaio bianconero buono, sono ottimista sul futuro»

Leggi Udinese-Vicenza sul tabellone di Coppa Italia e il pensiero corre subito a Francesco Guidolin, il doppio ex che quel trofeo lo alzò al cielo da allenatore con i berici nel ’97, per poi solo accarezzarlo con l’Udinese condotta a un passo dall’ultimo atto, nella semifinale persa con la Fiorentina nel 2014. L’amarcord è quindi servito, ma tra le risposte del “Guido”, diventato commentatore tecnico per Dazn, spiccano soprattutto le considerazioni sulla nuova Udinese, la sottile empatia per Gotti e le riflessioni su un paio di aspetti affatto secondari che stanno cambiando volto a un campionato in cui il Milan, ospite domenica al Friuli, può dire la sua per il titolo.
Guidolin, prima dei ricordi di coppa tuffiamoci pure nell’attualità. Vista l’Udinese di Firenze?
«Certamente. E la squadra ha dimostrato di essere viva e ben preparata. Ha subito due gol velocemente, quindi è partita ad handicap, ma poi ha fatto vedere le sue caratteristiche che sono anche diverse, soprattutto nella fase offensiva. Secondo me c’è un buon telaio, mi sembra che si possa guardare al futuro con ottimismo e anche se manca qualche punto ci deve essere fiducia».
È la parolina magica che a lei fece la differenza nel 2010, dopo le quattro sconfitte consecutive?
«Sì, perché bisogna tenere duro nei momenti difficili. Ricordo che la quarta sconfitta arrivò a Bologna dove avevamo dominato. Io ero fiducioso e purtroppo mancavano i risultati, ma se non avessi vinto col Cesena non so come sarebbe andata a finire. Ora riassumerei quel periodo proprio con la fiducia perché io mi sono fidato del mio lavoro e la società di me, e poi arrivammo al quarto posto».
Gotti viene sollecitato a un cambio modulo. Anche lei lo apportò per cambiare passo allora.
«Eravamo partiti a quattro dietro e poi passando a tre e mettendo Sanchez alle spalle di Totò si cambiò. Ci sono delle mosse e intuizioni che un allenatore bravo deve avere al di là del cambio modulo. A me sembra che questa Udinese sia attrezzata, abbia qualità con la giusta esperienza in rosa, e ha pure le competenze dell’allenatore essendo nelle mani di Gotti».
A proposito di esperienza, è tornato quel Pereyra che lei contribuì a lanciare a grandi livelli.
«Era presentato come un terzino destro, ruolo che lui tra l’altro sapeva fare per la sua duttilità e fu proprio questa sua poliedrica capacità a farmi perdere tempo per capire in quale ruolo potesse esprimersi meglio, visto che era anche generoso nella fase difensiva. Max oggi è una splendida mezzala che può dare ancora tantissimo all’Udinese e sono orgoglioso di avere dato l’impulso alla sua carriera».
Udine adesso potrebbe ridare impulso a Deulofeu...
«Mi sembra molto agile e svelto, rapido nell’uno contro uno e un giocatore che in una squadra robusta e fisica come l’Udinese ci sta bene, come anche Forestieri».
E arriviamo alla sfida di Coppa Italia tra la “sua” Udinese e il “suo” Vicenza.
«A entrambe mi legano nove anni splendidi della mia carriera. A Vicenza alzammo quel trofeo diventato sempre più prezioso perché un titolo rimane e il tempo ne accresce il valore».
Ricordi di quell’impresa?
«Al secondo turno il presidente del Vicenza Dalle Carbonare mi disse che se avessimo superato il Genoa avremmo vinto la coppa. Fu una lezione perché all’inizio della Coppa Italia le squadre piccole ci credono poco e invece bisogna crederci perché non ci sono tanti turni poi fino alla finale anche se noi poi battemmo il Milan e il Napoli in finale».
Il rammarico?
«La semifinale a Firenze con l’Udinese nel 2014, perché se fossimo andati in finale sarebbe stata comunque Coppa Uefa e per me sarebbe stato un cinque su cinque in Europa con l’Udinese».
Guidolin, domenica al Friuli arriva il Milan capolista...
«Il Milan è sempre più in grande fiducia, col tempo è diventata più matura e i giovani si sono inseriti sempre meglio. Bravo a Pioli che ha dato continuità al lavoro di Gattuso e poi Ibra ha dato più personalità. Il Milan è la più bella sorpresa e sì, per me può arrivare molto lontano, anche al titolo».
Da commentatore e tecnico, che calcio è diventato senza pubblico e con i cinque cambi?
«Sono favorevole alle cinque sostituzioni e le terrei anche in futuro. Penso che se vediamo tanti gol è proprio perché manca il pubblico che ti tiene sveglio e concentrato. Noto che si perde concentrazione nella fase difensiva anche se poi le squadre se la giocano più apertamente».
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