Finale perfetta, inglese battuto: Milan vince l’oro agli Europei su pista nell’inseguimento
Dopo l’Olimpiade, un Mondiale, e un Europeo Jonathan ha fatto un altro capolavoro conquistando la medaglia d’oro a Grenchen

Pazzesco Jonathan Milan. Il fuoriclasse del ciclismo mondiale abita a Buja, zona Ursinins Piccolo. E, dopo l’Olimpiade, un Mondiale, un Europeo, già tanto altro in bacheca, ha fatto un altro capolavoro conquistando a Grenchen la medaglia d’oro agli Europei nell’inseguimento individuale.
Con una gara perfetta in cui il 22enne ha stroncato la resistenza dell’inglese Dan Bigham, 31 anni, ex primatista dell’ora, che nelle qualificazioni aveva realizzato il primo tempo volando nei 4 km della prova a oltre 60 km all’ora e staccando il campione friulano di oltre due secondi.
Troppo? Finale già scritta? Sì, ma per l’azzurro guidato, anzi letteralmente trascinato all’impresa a bordo pista dal ct Marco Villa e spinto sugli spalti da papà Flavio e mamma Elena, arrivati da Buja in camper e che nella notte se lo riporteranno in Friuli.

Primo km in pareggio tra i due, poi l’inglese accelera. Un secondo di vantaggio. Ai tifosi in Friuli, appollaiati come è tradizione al Bar da Ugo a Ursinins, viene il batticuore quando il cronometro in sovraimpressione della tv impazzisce e dà numeri a caso. Ma la realtà dice di un Jonny che ha in testa, mentre il cuore pulsa watt a mille, il piano perfetto. Sotto di un secondo, l’ultimo km del ventiduenne della Bahrain Victorious è una cavalcata da brividi ben oltre i sessanta all’ora.
Lui accelera, non si scompone, resta compatto e potente in sella spingendo il suo 61x14, rapporto che se uno sale sulla bici e lo spinge non la muove nemmeno di due centimetri.
L’inglese è letteralmente stroncato e affonda inesorabilmente. Milan trionfa, lo capisce all’ultimo giro quando la smorfia di fatica per lo sforzo immane sul suo volto diventa un sorrisone.
Finale: 4’03”744. L’inglese, che nelle qualificazioni aveva corso leggermente più veloce, chiude in 4’05”860. Arriva alla balaustra e abbraccia la mamma.
No, per gli inglesi non c’è storia, come era accaduto giovedì nell’inseguimento a squadre. Ma quel 4’02” e fischia delle qualifiche aveva fatto tanta paura. Jonathan, dal velodromo facendo rulli defatiganti dopo essersi guadagnato la finale, ci aveva però mandato una foto.
Solito sorrisone e inequivocabile accompagnamento grafico: «Dai ci proviamo». I fuoriclasse fanno così. Poi, dopo la premiazione (terzo il tedesco Buck-Gramko), prima di iniziare il lungo viaggio di ritorno con i genitori ecco tutta la sua gioia: «Sapevo che avevo davanti – dice Milan – un avversario molto forte, e che a metà gara avrebbe alzato il ritmo. Io non mi sono scomposto, ho tenuto il mio passo poi sono andato a tutta negli ultimi 3-4 giri. Sono felicissimo, anche qui all’Europeo abbiamo dimostrato di essere un gran gruppo. Ora avanti così su strada: ho iniziato vincendo al Saudi Tour e voglio continuare così».
Signori, questo Milan è un fenomeno. È uno dei talenti del ciclismo mondiale. E ha pure già cominciato a vincere su strada. Insomma, non abbiamo ancora visto nulla.
Settimo, in qualifica a 9”248 da Bigham, l’altro friulano Manlio Moro, classe 2002, che ha pagato forse le fatiche del quartetto. È corridore dal grande futuro. Anche lui.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto