Crollo del 70% delle presenze le piscine rischiano il collasso

Paola Mauro / UDINE

Se è vero, come afferma la comunità scientifica, che serviranno fra i 12 e i 24 mesi per superare definitivamente l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, urge da parte delle istituzioni regionali l’avvio di un tavolo di lavoro dedicato al settore dell’impiantistica sportiva, con lo stanziamento di risorse adeguate per consentire il superamento dell’emergenza e scongiurare quella che si prefigura come una vera e propria catastrofe sportiva e sociale, oltre che sanitaria ed economica.

A lanciare l’allarme sulle ricadute che un lungo periodo di inattività (o di apertura con pesanti limitazioni) comporterà per tutti quei sodalizi sportivi che gestiscono impianti pubblici in particolare natatori, sono 12 fra associazioni e società sportive dilettantistiche della regione che promuovono l’attività natatoria: Arca Nuoto di Fontanafredda, Monfalcone, Pasiano e Spilimbergo, Centro Nuoto Latisana, Gorizia Nuoto, Gymnasium di Pordenone e Aviano, Water Age di Cordenons, Kuma di Codroipo e Manzano, Maniago Nuoto, Nuoto Gemonese, Polisportiva San Vito al Tagliamento, Nuoto Cordenons, Unione Nuoto Friuli di Campoformido e Tergeste Nuoto di Altura (Trieste). «Con una riduzione delle presenze quantificabile nel 60-70% rispetto alla media e considerato che i costi fissi di un impianto natatorio sono sostanzialmente indipendenti dal numero dei frequentatori, la gestione delle piscine diventerà un’attività antieconomica, con il fallimento delle concessionarie e la chiusura degli impianti – avvisano i gestori –. E, purtroppo, mentre si inizia lentamente a ragionare su un progressivo ritorno alla normalità la categoria delle associazioni e società sportive non vede luce in fondo al tunnel. Tutti soggetti senza fini di lucro che negli anni si sono assunti oneri sempre crescenti: dalla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture, ad ampliamenti e ristrutturazioni, in alcuni casi addirittura la costruzione degli impianti stessi, offrendo contemporaneamente un servizio strategico per la cittadinanza».

Un patrimonio che rischia di scomparire, avvisano i gestori degli impianti, proprio per la natura non lucrativa delle società concessionarie, impossibilitate ad affrontare periodi prolungati di inattività: è già “saltato” il trimestre statisticamente di maggiore richiesta di attività e ormai è quasi certa la perdita dell’attività estiva. «Una piscina pubblica – ricordano le 12 società che gestiscono impianti natatori in regione – è un presidio di sicurezza, salute e benessere del quale usufruiscono tutte le fasce della popolazione: neonati, anziani, passando per bambini e ragazzi, adulti e persone con disabilità».

Un allarme che arriva da una regione che è terra di nuotatori, come confermano gli ottimi risultati sportivi ottenuti dalle società del Fvg nelle discipline natatorie e i tanti atleti chiamati a vestire le divise delle rappresentative nazionali. —

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