Cortese riabbraccia Martelossi: «È il coach giusto per la Gsa»

UDINE. Coach Martelossi riparte un anno dopo l’esonero di Ferrara e a Udine ritrova l’uomo che alla Bondi, assieme a Mike Hall, rappresentava la punta di diamante. Stiamo parlando di Riccardo Cortese, fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva della società udinese.
Vista anche l’assenza del grande ex Marshawn Powell, domani Cortese è uno dei giocatori più attesi. A lui abbiamo chiesto di tastare il polso alla squadra nella settimana dell'avvicendamento sulla panchina bianconera.
Cortese, lei ha già giocato con coach Martelossi. Ce lo descrive?
«È un allenatore molto preparato per la categoria, e con la sua esperienza può darci un aiuto per toglierci quella “scimmia” dalla spalla che ci accompagna quando giochiamo in trasferta. “Martello” è una persona aperta, sincera (non che Cavina non lo fosse), ed è arrivato qui dove c’è una squadra già fatta e formata. Toccherà a lui dare quelle modifiche utili ad avere continuità».
La Gsa è stata costruita per un basket da corsa. Come cambia con Martelossi?
«Fuori casa ciò che è mancato di più è proprio la corsa. Abbiamo giocato poco in contropiede. Nei primi allenamenti il coach ha cercato di spingere in questo senso. Due giorni sono pochi, col tempo Martelossi avrà tempo di sviluppare le sue idee».
Dal mal di trasferta come se ne esce, secondo lei?
«Ritengo sia una cosa soprattutto mentale. Ci alleniamo tantissimo e anche bene, eppure fuori casa ci è sempre mancato qualcosa per portare a casa quei 4-6 punti che ci mancano in classifica. In trasferta conta molto il dettaglio, fare la cosa giusta quando serve. È in questo che dobbiamo migliorare».
Contro Imola si è fatto nuovamente male alla spalla infortunata in estate. Come sono ora le sue condizioni?
«Sto abbastanza bene. Non sono al top, ma fa parte del gioco, nell’arco di una stagione capitano i periodi sfortunati. Questa comunque non deve essere una scusante, sono pronto a dare il massimo, come sempre».
Domani contro Montegranaro mancherà Powell. Per lei si prospettano maggiori responsabilità.
«Senza dubbio, ma è un discorso che vale per tutti, ognuno di noi è chiamato a dare qualcosa in più, in attacco come in difesa. Io e Simpson magari giocheremo più palloni, ma per me non è assolutamente una priorità fare 20 punti a partita. Voglio dare il mio contributo alla squadra, se segno meno ma vinciamo, sono contento lo stesso. Io sono venuto a Udine per vincere, se cercavo le cifre personali avrei scelto un altro tipo di squadra». —
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