Con un pallone sotto la maglia il volley si stringe attorno a Lara

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Un pallone sotto la maglia. Un piccolo gesto che ha fatto il giro dei palazzetti e dei social per testimoniare solidarietà a Lara Lugli, la giocatrice in contenzioso con il Volley Pordenone che non intende corrisponderle l’ultima mensilità giocata, nella stagione 2018-2019, prima di rimanere incinta. Un gesto che non ha riguardato solo le donne, le pallavoliste in particolare, ma anche gli uomini, che si sono fatti fotografare sui social “in dolce attesa”. La prima iniziativa ha interessato molti dei palazzetti dove domenica si sono giocate le gare di serie A2 maschili e femminili oltre che la finale di Coppa Italia femminile di A2 fra Macerata e Mondovì: al momento di schierarsi sottorete per l’inno della Lega, le giocatrici e i giocatori di diverse squadre hanno infilato una palla sotto la maglia simulando una gravidanza. «È stato un gesto bellissimo – ha detto Lugli ai microfoni di Radio anch'io Sport (Rai Radio 1) – a sostegno della mia battaglia, ma non solo. A sostegno di tutte le donne». Sono stati invece due uomini di spettacolo, l’attore Alessio Boni e lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini (che al caso Lugli ha dedicato un monologo nel corso del programma tv di La7 “Piazza Pulita”) a fare da apripista all’hastag #incinto corredato da foto con finto pancione. «Uomo incinto. Insieme a Stefano Massini solidarietà a #laralugli, citata per danni perché incinta. E a tutte le donne che ancora subiscono trattamenti da Medioevo. Uomini, svegliamoci!», ha scritto Alessio Boni in un post che ha fatto il giro della rete. Nei giorni scorsi Lugli ha ricevuto anche la telefonata del neopresidente della Federazione Italiana Pallavolo Giuseppe Manfredi, che si è interessato alla vicenda. «Ci siamo chiariti su alcuni punti». Ha precisato l’atleta.
«Se sono fiduciosa? Non lo so. Tocca a loro informarsi con le associazioni dei giocatori e con tutti gli enti che da tempo lavorano su queste cose. Il Pordenone? Non ho più avuto contatti». I fatti risalgono alla primavera di due anni fa, quando Lugli, in forze al Pordenone Volley in B1, ha comunicato alla società di essere incinta e, conseguentemente, come previsto dal contratto, il rapporto di lavoro si è interrotto.
A Lugli, che poco dopo aveva subito un’interruzione di gravidanza, non era però stato corrisposto il compenso previsto per febbraio, mese in cui aveva regolarmente giocato. All’ingiunzione di pagamento inoltrata dall’avvocato della donna, la società pordenonese si era opposta.
Una vicenda che ha fatto in poche ore il giro del mondo arrivando fino al New York Times e sollevando un’ondata di indignazione che ha toccata trasversalmente anche il mondo della politica e le istituzioni. —
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