Comprate una punta a Stramaccioni

UDINE. Dietro l’affare Muriel non ci sono soltanto 12 milioni di euro e una raffica di visite mediche, c’è molto di più: il futuro dell’Udinese, quello sportivo, quello che interessa di più ai tifosi. E siccome ai tifosi siamo affezionati cerchiamo di spiegare anche perchè.
La cessione Muriel rappresenta una delle poche sconfitte del progetto Udinese, che i Pozzo ormai mandano avanti da vent’anni senza praticamente cannare una mossa. Ma va riconosciuto: è una sconfitta pesante. Perchè Muriel, il colombiano che quando innesta il turbo (quando...appunto) assomiglia tanto al fenomeno Ronaldo, non era una scommessa di mezza estate di tre anni fa, era il futuro dell’Udinese.
Doveva essere la spalla per l’eterno Di Natale, quindi diventarne l’erede. Non per molto, ma almeno un paio d’anni a suon gol e vertici della classifica dei cannonieri. Per questo alla fine del primo anno (comunque positivo) a Udine i Pozzo si dice abbiano respinto offerte da trenta milioni dall’Inghilterra per il giocatore; perchè i trenta speravano potessero addirittura lievitare a cifre “sancheziane” o giù di lì e perchè quel mini-fenomeno un po’ sovrappeso volevano vederlo espolodere all’ombra dell’arco del Friuli.
Non è andata così e adesso c’è da rimediare. E in fretta. È la prima volta, prendendo in esame l’ultimo “splendido” ventennioin serie A, infatti, che si interrompe la catena di bomber all’Udinese. Una catena dorata che ha consentito alla squadra di inanellare risultati inarrivabili per squadre del medesimo livello.
Pensate bene: 1995, Bierhoff, primo anno di A con Zaccheroni. E seguite la catena: il tedescone, poi Amoroso. Poi la maxi-cessione del brasiliano e l’acquisato cash (venti miliardi, vado a memoria) di Muzzi. Dietro a Muzzi intanto è cresciuto ed esploso Iaquinta, quindi Di Michele.
Quindi Totò, arrivato a aumentare le frecce all’arco di Spalletti. Via il bomber, dietro c’era già pronto il sostituto. Pronto e collaudato. Ora con il flop Muruel la catena si è rotta. E va ricostruita. Subito, perchè Di Natale è un genio, ha vinto pure l’influenza, ma ha 38 anni. Pozzo, compra un attaccante, uno vero, al povero Stramaccioni.
L’allenatore romano è persona educata, non alza la voce, ma domenica va a giocaresi una partita chiave del campionato con un attacco a due pedine. Troppo poco.
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