Cecchini e Viviani, feste in quarantena: pane, amore e... rulli

La cosa più bella, scherzando, la dice Elia. «Un mese filato io e lei da soli a casa non lo avevamo mai passato, e dire che siamo fidanzati da 8 anni. Se abbiamo superato anche questo ora mi toccherà proprio sposarla».. L’ultima ad averci provato a strappare una promessa di matrimonio al velocista per la sua “Ele” era stata ad Eilat in Israele, in diretta tv al Processo alla tappa, Alessandra De Stefano dopo la vittoria della terza frazione del Giro 2018. Ora ci ha pensato il... coronavirus.
Elia è Viviani, 31 anni, con Nibali il più forte cicista italiano in circolazione. Veronese, ma con residenza a Montecarlo, campione d’Europa in carica, oro olimpico a Rio in pista, valanghe di corse vinte tra cui almeno una tappa a Giro, Tour e Vuelta. Da quest’anno corre per la francese Cofidis. Ingaggio milionario e stipendio di poco decurtato grazie alle particolari normative del lavoro in Francia, che forse metteranno al riparo un po’ di corridori e squadre dall’ecatombe economica prevista anche nel mondo del pedale.
“Ele”, 27 anni, è Elena Cecchini. Di San Marco di Mereto di Tomba è vice regina d’Europa in carica e campionessa italiana a cronometro. Ha vinto tre tricolori di fila su strada.
Sono la coppia d’oro del ciclismo italiano in quarantena, isolamento, distanziamento sociale, insomma in emergenza coronavirus nella nuova casa di Ciconicco, frazione di Fagagna. Trasloco accelerato a causa del virus. Colline splendide a un passo, da vedere alla finestra e non da affrotare in bici, nonostante il mese ininterrotto di bel tempo, che in questa stagione e a quste latitudine è roba da guinness, beffa per i ciclisti in quarantena. E così, Elia ed Ele, quella di oggi sarà una Pasqua da reclusi con rulli per menù .
«Mi sono trasferita qui da metà marzo – racconta la Cecchini – mai mi sarei immaginata di passare la primavera delle Classiche del nord a casa, ad allenarmi sui rulli, divorare ogni tipo di tg, restare impietrita dalle immagini che arrivano da tutto il mondo su questa maledetta battaglia». «Per fortuna in Friuli la Regione ha adottato misure idonee e tempestive e sembra che il peggio sia passato, ma questo è accaduto anche grazie al grande lavoro di medici e infermieri».
Poi una riflessione, che dà spessore al personaggio: «Noi atleti azzurri lottiamo per portare all’Italia delle medaglie, quelle che stavolta hanno vinte medici e infermieri, ben più importanti delle nostre. Corro per il Gruppo sportivo Fiamme Azzurre e tra le medaglie d’oro metto anche i miei colleghi agenti di polizia penitenziaria, che in queste settimane stanno lavorando in condizioni ben più complicate del solito e che Papa Francesco ha ben ricordato nella Via Crucis. La speranza però è che questa emergenza abbia insegnato allo Stato che tagliare continuamente risorse a settori fondamentali come quello della sanità è un errore da non ripetere. Corro alla Canyon-Sram, squadra tedesca, e le mie compagne mi raccontano come la situazione in Germania sia migliore proprio per la maggiore solidità del sistema sanitario».
Elia ha raggiunto la sua Elena dopo la Parigi-Nizza, terminata con una tappa d’anticipo proprio a causa dell’emergenza virus. «Dall’inizio di marzo – racconta il campione d’Europa – capivo che qualcosa di strano stava accadendo. Prima mio fratello Attilio, neopro e compagno di squadra alla Cofidis, bloccato al Tour degli Emirati Arabi, proprio per l’esplosione dei primi casi, poi il cambio di programma che mi ha portato alla Parigi-Nizza, corsa blindata, dopo l’annullamento di Tirreno-Adriatico e Sanremo».
In Francia erano stati esclusi atleti e tecnici veneti e lombardi. A “salvare” il velocista solo la residenza a Montecarlo. «Una settimana in una bolla di sapone, si correva tra team che lasciavano la gara, pubblico allontanato dalle strade e alberghi sigillati. Correre senza tifosi è stato l’unico modo per finire eccezionalmente quella corsa, ma adesso si scordino di farci tornare a gareggiare in queste condizioni». Immaginate cosa significa “blindare” un gruppo di ciclisti e la carovana che li segue per decine di località, cosa potrebbe significare in un grande giro come il Tour. «Il ciclismo non è uno sport da porte chiuse, ha bisogno del suo pubblico. Se arriveremo ai fatidici contagi zero a breve, allora sarà ipotizzabile tornare alle corse». Corse che la coppia d’oro prepara nella nuova casa di Ciconicco.
Palestra per i pesi allestita in garage. E i rulli? «Nella stanza dei bimbi», spiega Cecchini. Che subito precisa: «Naturalmente di questo parleremo dopo le Olimpiadi di Parigi 2024... per ora la stanza è libera e ci abbiamo piazzato le bici. Grazie alla pazienza del nostro vicino, per fortuna amante del ciclismo, perché i rulli fanno anche rumore, e noi riusciamo ad allenarci fino a tre ore al giorno».
La tecnologia aiuta. Le bici sono collegate al pc, con l’applicazione Zwift si possono simulare vere e proprie gare. «E la gamba va alla grande. Un anno fa, dopo la rottura del polso per cui ho saltato il Giro Rosa, ho fatto rulli per settimane e a inizio agosto volavo all’Europeo», aggiunge. «Ma ognuno segue i suoi programmi – precisa Elia – a volte mi “interfacco” con i miei compagni di squadra, ascolto musica commerciale italiana sull’I-pod». Una pedalata virtuale insieme? «Macché, almeno quando pedalo voglio stare da sola, playlist di Spotify e via, con musica commerciale italiana, anche se presto con le ragazze della Canyon creeremo una playlist di squadra», scherza la ragazza.
Fatica, dunque, nella stessa stanza, ma ognuno per conto proprio, sognando nuove imprese.
“Ele” è più cuoca di Elia: «Colazione lunga la mattina, abbiamo comprato anche la macchina dei waffle, accompagnata da una chiacchiera. Carboidrati a mezzogiorno, unazuppa, carne o pesce e verdure la sera. Ho un’ottima macelleria vicino a casa. Elia l’altro giorno ha coronato un sogno: cucinare la pizza». La sua passione. «Non vedo l’ora di uscire a mangiarmene una a Udine quando sarà finita questa clausura», confessa l’oro di Rio. Le Olimpiadi rinviate? Sono giovani, l’hanno presa bene. Parla per entrambi Elena: «Giusto così, abbiamo passato giorni incollati alla tv o ai social per sapere se ci sarebbero state. Invece,appreso del rinvio, il giorno dopo ci siamo allenati ai rulli con la stessa ferocia, ma con più serenità».
Passatempi? «Tanto Netflix, Suits è una serie forte anche se Elia l’altra sera mi ha “costretta” a vedere per la prima volta Top Gun. Tom Cruise a parte, la trama è di vent’anni fa, si capiva come andava a finire dopo 10 minuti, era come al Giro Rosa quando partecipa la Van Vleuten...». Finale col menù di Pasqua: «Colomba per Elia, per me uovo di cioccolato della Juve». Immancabile poi la videochiamata a San Marco a nonna Giannina. «La prima cosa che farò, quando potrò uscire, sarà andarla ad abbracciare forte»
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