Capitan Alibegovic suona la carica: «Apu, il segreto è l’imprevedibilità»

Il leader dell’Old Wild West dopo la prima vittoria in campionato: «Ora dobbiamo continuare a lavorare»

Giuseppe Pisano
Capitan Alibegovic con l’Apu martedì al Carnera ha ricevuto la visita del presidente Giba Mario Boni
Capitan Alibegovic con l’Apu martedì al Carnera ha ricevuto la visita del presidente Giba Mario Boni

Una vittoria per sentirsi più leggeri, ottimisti, convinti di aver intrapreso la direzione giusta. I due punti colti a Sassari valgono tantissimo per il capitano dell’Apu Old Wild West Mirza Alibegovic, basta riguardare le immagini dei secondi dopo la sirena delle ultime due partite dei bianconeri: quasi in lacrime a Trieste, carico a mille in Sardegna.

Alibegovic, quanto pesava per voi quello zero in classifica prima di sabato?

«Molto. Pesava soprattutto per il dispiacere che provavamo sapendo di aver lavorato bene e fatto buone partite per oltre 30’. Ci mancava qualcosa, niente altro. Il gruppo è unito, la qualità non ci manca. Ora che la vittoria è arrivata sappiamo che dobbiamo proseguire lavorando così. Aggiungo una cosa: è stato fondamentale riuscire ad allenarci per tutta la settimana senza assenze o acciacchi. A Sassari abbiamo giocato con energia e si è visto».

A fine gara l’abbiamo vista arringare i compagni in cerchio. Cosa gli ha detto in quei momenti?

«Che il duro lavoro paga: deve essere questo il nostro motto. Ogni vittoria in questo campionato vale tanto, dobbiamo credere in ciò che stiamo facendo».

Contro la Dinamo si è rivista l’Apu della promozione: tante triple aperte e una difesa tosta.

«Sì, perché se vogliamo giocare al meglio la nostra pallacanestro dobbiamo difendere in modo intenso per ripartire in transizione e trarre grandi vantaggi, Del resto non vai lontano in serie A se non difendi».

Un sito specializzato nei giorni scorsi l’ha definita “un uomo in missione”, sottolineando il suo attaccamento alla maglia e alla città di Udine. Si riconosce in questa definizione?

«Assolutamente sì. Udine è la città dove ho vissuto di più, mi ha anche dato la possibilità di far parte da capitano di questo progetto. Però non sono solo io in missione, lo siamo tutti noi dell’Apu. Difendere la categoria e il lavoro degli anni scorsi è un obiettivo, anche i nuovi hanno capito il valore di questa maglia».

A proposito dei suoi compagni: Bendzius, Dawkins e Mekowulu hanno risposto con una prestazione importante a chi cominciava a parlare di taglio.

«Non m’interessano cosa dicono in giro, i ragazzi lavorano bene e si sono calati nella parte. Certe critiche non devono entrare nelle nostre teste, quanto ci stiamo impegnando lo sappiamo solo noi. E poi è troppo facile parlare dopo un paio di sconfitte, io dico invece che abbiamo ancora margini di crescita. Un’altra cosa che voglio sottolineare è che siamo in dieci, non è possibile che tutti segnino 20 punti. L’importante è essere imprevedibili, avere tanti giocatori con punti nelle mani, altrimenti diventiamo prevedibili».

Vi aspetta un tour de force in 48 ore fra Reyer e Cantù. Sensazioni?

«Due avversarie toste, ormai in serie A non ci sono partite facili. La Reyer è una grande squadra, cercheremo di metterla in difficoltà, e sarebbe bello regalare una grande gioia ai tifosi del Carnera».

Sui social girava una foto di suo padre Teoman che seguiva la partita dell’Apu a Sassari su un tablet, ci racconta com’è andata?

«Sabato papà era a un torneo al Palacus con la sua Academy, si è seduto a bordo campo e osservava un po’ noi e un po’ ciò che accadeva lì a Udine. I miei genitori sono i più grandi tifosi miei, di Amar e di Denis, hanno tutti gli abbonamenti a LbaTv, LnpPass e Sky. Il vero problema è se giochiamo tutti e tre contemporaneamente: in tal caso si ritrovano in una stanza con tv, pc e tablet accesi». 

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