Bujese, 40 anni di storia e non sentirli sulla scia di De Marchi

BUJA. “Quant’anni di ciclismo per passione” è lo slogan che dallo scorso anno troneggia sui documenti ufficiali della Ciclistica bujese, cioè in uno dei sodalizi regionali più longevi. Risale,...

BUJA. “Quant’anni di ciclismo per passione” è lo slogan che dallo scorso anno troneggia sui documenti ufficiali della Ciclistica bujese, cioè in uno dei sodalizi regionali più longevi. Risale, infatti, al 1974 la costituzione del club collinare, cioè quando a difendere i colori biancorossoblù per primi in sella sono saliti Mauro Monasso, Claudio Calligaro, Flavio Cattarino, Artemio Londero, e a dirigerli tecnicamente c’era quel Rino Comuzzo che negli anni Cinquanta aveva dominato la scena triveneta e non.

Poi, con il susseguirsi delle stagioni ciclistiche, a ricalcare le gesta di quei quattro di pionieri sono stati tesserati oltre 1.300 giovani, tra esordienti, allievi e juniores, atleti che hanno complessivamente regalato al sodalizio oltre 500 vittorie, e alcuni dei quali poi sorretti dalla grande passione hanno anche raggiunto importanti traguardi. Come - in ordine di tempo - Flavio Milan, che nel 1985 a Borgo San Lorenzo ha vinto il campionato italiano allievi su strada, quattro anni dopo da dilettante si è imposto nel campionato mondiale militari a cronometro a squadre, e nel 1983 è passato professionista; nonché Marco Zontone, Matteo Lostuzzo e Nadir Colledani, che dopo essere cresciuti nella società nelle categorie superiori, seppur con altre casacche, si sono fregiati del titolo di campioni italiani di ciclocross.

Un discorso a parte merita, invece, un altro bujese doc, cioè Alessandro De Marchi, fiore all’occhiello della Ciclistica bujese, che ha raggiunto livelli internazionali nel ciclismo che conta. Il “rosso” ha collezionato infatti ben 5 titoli italiani open su pista, da cinque anni è professionista, e lo scorso anno ha vinto di una tappa al Giro del Delfinato, il numero “rosso” al Tour del France e vestito la casacca azzurra nell’ultimo campionato del mondo. «Atleta simbolo della nostra società» lo ha definito lo storico Roberto Bortolotti, che del sodalizio è uno dei cardini portanti. Ma il club presieduto da Fabrizio Debellis, e che in passato ha avuto alla guida anche Erminio Di Gioseffo, Efrem Cattarino, Roberto Bortolotti, Walter Locatelli, Claudio Calligaro e Flavio Cattarino, oltre a primeggiare in più occasioni (lo scorso anno ha centrato 29 traguardi, vinto cinque titoli regionali su pista, un bronzo agli italiani su pista), ha lasciato una significativa impronta anche nel ciclocross.

Per diversi inverni, infatti, Fabrizio Modestini, Erik Miorini, Jonathan e Yezid Tabotta, Alberto Locatelli e altri ancora hanno dominato e vinto il trofeo Al Fogolar, che a prove multiple si è corso per quindici inverni e ha fatto da apripista ai vari trofei ciclocrossisti che oggi si corrono in Italia.

Quest’anno il sodalizio collinare ha tesserato 46 atleti tra giovanissimi, esordienti e allievi e, oltre a puntare a mettere a segno diversi traguardi ha programmato anche una notevole attività organizzativa (sette manifestazioni), tra cui la LeggendAria, corsa d’altri tempi che si prefigge di far rivivere il ciclismo delle strade bianche.

Giovanni Casella

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