Buffon insegue Zoff Gli manca soltanto un titolo europeo

Il friulano di Mariano lo vinse nel 1968 in piena ascesa Lo juventino ha già superato il collega in fatto di presenze
Di Pietro Oleotto
can - Giovanni Trapattoni
can - Giovanni Trapattoni

«Non sono paragonabili, sarebbe come mettere a confronto le Ferrari di tanti anni fa con quelle di oggi. Dino è un monumento, ma Gigi ha qualcosa in più». Giovanni Trapattoni, uno che nella sua lunghissima carriera conosce bene Zoff e Buffon per averli allenati nella Juventus e in Nazionale, non ha torto. Il portiere di Mariano del Friuli è una sorta di totem del nostro calcio, un uomo tutto d’un pezzo e di carisma che, dopo aver appeso guantoni al chiodo – nel 1983, l’anno dopo aver alzato la Coppa del mondo al Bernabéu –, è diventato prima allenatore di successo, commissario tecnico e quindi presidente della Lazio. «Buffon è ancora il più forte in Italia e uno dei migliori cinque del mondo, sommando qualità atletiche e muscolari, longevità, modo di comandare la difesa», ha proseguito il Trap per tratteggiare il numero 1 azzurro al quale, a dire il vero, a livello di palmares manca qualcosa rispetto a Dino-mito: l’Europeo, quello del ’68, vinto da Zoff quando la sua carriera ancora in ascesa.

Questa potrebbe essere davvero l’ultima occasione per eguagliare il vecchio collega quanto a titoli vinti: a livello di presenze tra qualificazioni e fasi finali dei Campionati europei, infatti, Gigi è già il calciatore italiano con più gettoni. Ha toccato quota 54 e, toccando ferro, allungherà la propria striscia in Francia, anche perchè, a dispetto dell’età, 38 anni compiuti lo scorso 28 gennaio, Buffon è davvero uno dei portieri più affidabili al mondo, su questo Trapattoni non ha esagerato. Sembrano non pesare i 21 campionati alle spalle da quando a 17 anni, Nevio Scala lo mise a guardia dei pali del Parma. E non in una partita a briscola: era il 19 novembre 1995 e di fronte c’era il Milan, quello vero, quello che vinceva scudetti e Champions a ripetizione.

Il filo che unisce i due – Dino e Gigi – è lungo, sottile e d’oro: prima di tutto le origini, uno friulano doc, come il vino delle sue vigne, l’altro con un po’ di sangue portato da parte di padre, imparentato con Lorenzo (cugino di secondo grado del nonno dell’azzurro), portiere di Majano tra i pali di Milan e Inter tra il 50 e il 60. Poi la carriera. Quando Buffon era ancora del Parma, il commissario tecnico della Nazionale Dino Zoff lo convocò come titolare per gli Europei del 2000, salvo virare su Francesco Toldo, complice l’infortunio a una mano di Gigi.

Non l’ultimo infortunio in zona azzurra per il portiere di Carrara che nel 2010, dopo la soddisfazione del titolo mondiale di quattro anni prima, fu costretto a gettare la spugna in Sudafrica per colpa di una guaio alla schiena, per il quale fu anche sottolosto a intervento chirugico. «Mi sono tolto un peso – disse uscendo dalla sala operatoria –: allungherò la carriera». Detto e fatto: da allora cinque scudetti di fila con la Juventus e una finale di Champions lo scorso anno. E un altro obiettivo. Giocare fino a 40 anni suonati, proprio come Dino.

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