Billy Costacurta al Mv: «Friuli e Udinese meritano questo Europeo under 21: sono l’Italia che piace»

Il presidente del comitato organizzatore in redazione: «I 25 anni di fila in A e la realizzazione di uno stadio modello non sono un caso»
Udine 20 Maggio 2019. Billy Costacurta al Messaggero Veneto. © Foto Petrussi
Udine 20 Maggio 2019. Billy Costacurta al Messaggero Veneto. © Foto Petrussi

Costacurta formalmente è il presidente del Comitato organizzatore degli Europei under 21, il torneo che il prossimo 30 giugno vivrà la finalissima allo stadio Friuli. Ma per i tifosi e i lettori del Messaggero Veneto (che ieri lo hanno potuto ascoltare in una lunga diretta Facebook dalla redazione del nostro giornale) resta sempre il solito Billy. In forma come quando calcava i campi di gioco. Serio e puntuale come era nelle osservazioni che sollevava nello spogliatoio del Milan, il Milan dei trionfi continentali. Un personaggio. Piacevole e attento, anche alle dinamiche friulane.

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Costacurta, è un piacere averla qui al Messaggero Veneto.

«E io sono felice di contribuire a un evento che vedrà questa regione e questa città protagoniste. Devo fare un riflessione su Udine: è riuscita a consacrare una parte del nostro movimento nazionale, il cosiddetto calcio di provincia, grazie a una società all’avanguardia».

Si riferisce in particolare al nuovo stadio Friuli?

«No, non solo. Vorrei citare prima di tutto i risultati ottenuti sul campo: 25 anni consecutivi di serie A sono da sottolineare. E la scelta di assegnare la finalissima allo stadio Friuli va proprio in questa direzione: premiare una realtà che ha dato tanto al calcio italiano. La proprietà dell’Udinese, attraverso la realizzazione di un impianto modello, è l’esempio delle virtù di noi italiani, dell’Italia che piace».

Gli azzurrini non giocheranno qui...

«Io sono in giro per la promozione di questo evento che parte il 16 giugno da Bologna dove giocherà la nazionale under 21 all’inizio del torneo, alternandosi con Reggio Emilia. La speranza però è vedere l’Italia di scena a Udine, dove sarà assegnato il trofeo».

È questo l’obiettivo della Figc?

«Non solo. Ospitando questa manifestazione noi come Federazione vorremmo far crescere la cultura sportiva all’interno degli stadi italiani, perché ci sembra che non sia ancora al livello degli altri stati europei. Anche in quest’ottica Udine mi sembra un esempio. Si tifa per la squadra e si lasciano fuori dallo stadio gli insulti. Ho una fotografia nitida di questo, scattata dalla mia mente un paio di anni fa, durante la partita contro il Liechtenstein della Nazionale: il pubblico friulano ci diede la spinta proprio come piace a noi e come dovrebbe sempre essere».

Avete varato per l’occasione anche delle iniziative nelle scuole...

«Vero, magari ci torneremo su nei dettagli nelle prossime settimane: il concetto è semplice, però. Quello in campo è un avversario, non un nemico».

Un modo per sollevare dalle proprie responsabilità il ct Di Biagio?

«No, assolutamente. Anzi, Di Biagio avrà delle pressioni addosso perché avrà una squadra forte a disposizione. Verranno tutti, da Zaniolo a Kean... Ma anche Francia e Inghilterra sono altrettanto forti. Alexander Arnold del Liverpool, quello che ha battuto il corner a sorpresa che ha portato all’eliminazione del Barcellona dalla Champions, è un under 21. Lo stesso ct dell’Austria che ho incontrato poche ore fa me l’ha confermato: così tanti talenti non si sono mai visti tutti insieme di recente in un torneo giovanile».

Oltre al bianconero Mandragora, qui si attendono le convocazioni di Meret e Scuffet.

«Se la giocheranno con Cagno e Audero. Il solo Donnarumma non dovrebbe essere convocato da Di Biagio, ma solo perché c’è ricchezza nel ruolo di portiere».

Delle sofferenze dell’Udinese in questo campionato che si sente di dire Costacurta?

«Negli ultimi due-tre anni i tifosi bianconeri hanno scoperto una realtà ormai dimenticata da queste parti. La lotta per non retrocedere. Ma guardate cosa sta capitando in questi giorni a Fiorentina e Genoa che sono degli squadroni e sono ancora in ballo per la salvezza. Non credo che chi ha in mano l’Udinese voglia vivere queste situazioni. Capita. Ricordo un anno del mio Milan: arrivò undicesimo. Ci servì da lezione». —




 

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