L’Aquila del Friuli sul Mont Ventoux grazie ai tifosi di Milan: una famiglia cividalese lo raggiunge al Tour

I signori Nardini, con figli al seguito, hanno raggiunto una delle salite mito della Grande Boucle per fare il tifoso per il 24enne bujese

Antonio Simeoli
Jonathan Milan con la famiglia cividalese che è andata in Francia per sostenerlo
Jonathan Milan con la famiglia cividalese che è andata in Francia per sostenerlo

La magia del Tour de France e una bandiera con l'aquila del Friuli portata fino in vetta al Mont Ventoux per sostenere Jonathan Milan, l'orgoglio del Friuli. E quanto orgoglio ha provato la famiglia Nardini di Cividale martedì 22 luglio nell'assistere all'arrivo della tappa del Tour de France sul “Monte Calvo” della Provenza, una delle frazioni più attese della Grande Boucle 2025.

Raffaele Nardini, docente al Civiform e la moglie Erica Rumiz, da tempo avevano pianificato un viaggio in camper in Provenza. Con loro i figli Cecilia, Elide e Gioele, 11 anni, ciclista nella categoria G6 nella Caprivesi.

Sì, perchè la famiglia friulana ha anche il pallino del ciclismo ed è chiaro che, nel pianificare il viaggio in Provenza, non potevano mancare due giorni e una notte passata in camper in quota 3 km sotto la vetta del Ventoux, versante di Malaucene.

Obiettivo: tifare per Milan, il 24enne bujese della Lidl Trek vincitore della tappa di Laval e maglia verde della classifica a punti.

Gliel'aveva promesso Nardini a Milan il 29 giugno a Gorizia alla fine del campionato italiano: «Verremo a tifare per te al Tour sul Ventoux il 22 luglio», ha detto quello che per Jonny è semplicemente il prof. Nardini, perchè il bujese si è diplomato alla scuola superiore della città ducale.

«Con mio figlio Gioele - racconta - lunedì abbiamo raggiunto la vetta del Ventoux, 300 metri di dislivello, poi siamo scesi verso Bedoin e abbiamo ripercorso la strada fatta in gara dai corridori».

Avete capito bene, il bimbo, dal futuro assicurato, assieme a papà s'è sciroppato i 16, terribili, km che portano alla vetta del monte, dove a un certo punto il bosco lascia spazio alla pietraia e al paesaggio lunare. «Poi - spiega Raffaele Nardini - ci siamo messi ad aspettare l'arrivo dei corridori a 1 km dalla vetta, nei pressi della stele che ricorda la morte di Tommy Simpson al Tour del 1967».

 

Hanno tifato per Paret-Pentre vincitore di tappa e i fuggitivi, hanno visto passare i due mostri sacri, la maglia gialla Pocagar e Vingegaard che si davano battaglia e, debitamente staccati, gli altri big. «Quando, a 18' dai primi, con il gruppo dei velocisti, è passato Jonny gli abbiamo urlato tutto il nostro sostegno sventolando la bandiera del Friuli, lui ci ha salutati e ha sorriso».

 

Quindi, a perdifiato, padre e figlio si sono messi a correre sulle pietre verso la vetta e, pochi minuti dopo la cerimonia della premiazione della maglia verde (Milan conduce con 251 punti contro i 240 di Pogacar) hanno raggiunto l'obiettivo che si erano prefissati, ma non dichiaravano per scaramanzia. «Abbiamo visto scendere Milan in bici verso i bus delle squadre e lo abbiamo fermato - spiega Nardini - lui ci ha riconosciuti, ci ha ringraziati, ha posato per le foto di rito e ci ha detto di continuare a tifare perchè sta bene ed è pronto a regalare nuove soddisfazioni».

Poi la famiglia friulana si è rimessa in moto verso la pianura: obiettivo un po' di mare nella zona di Marsiglia. Con la tv accesa all'ora della tappa perchè, mercoledì a Valence, è previsto un arrivo in volata buono per il loro idolo. «Mio figlio Gioele - chiude Nardini _ era al settimo cielo per aver fatto la foto col suo idolo».

E se a 11 anni il bimbo ha scalato il Ventoux, statene certi, che sentiremo fra qualche anno parlare di lui.

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