Apu, partita buttata via a Cantù: dal +10 al tracollo finale

Udine crolla dopo tre quarti solidi. Gli americani spariscono, Vertemati si affida ai veterani ma l’overtime è fatale. Ora servono risposte vere

Antonio Simeoli

La sconfitta di Udine a Cantù è un pugno allo stomaco bello e buono. L’Apu dal +10 di fine terzo quarto si è sciolta come neve al sole sotto i colpi degli americani (solisti) dei brianzoli.

 

Mentre quelli nuovi di Udine, ora sì pericolosamente ultima perché le partite giocate cominciano a essere tante, Brewton e Dawkins in primis, scompaiono dal campo nel momento decisivo del match. Di più, il finale punto a punto, perchè l’Apu è squadra di grande carattere, Vertemati decide di giocarselo senza di loro e con la vecchia guardia tutta in campo. Hickey e Calzavara sbagliano, Alibegovic con una triplona impatta a 5 secondi dalla fine. Cantù non riesce a segnare.

La vecchia Apu si va a giocare l’overtime, purtroppo, sbaglia i canestri decisivi. E, con nelle gambe la fatica di venerdì con la Reyer finisce per perdere nonostante un cuore che non manca mai e Hickey e qualche lampo di Brewton, che però scivola sulla palla decisiva. Bendzius sbaglia la tripla del pareggio e perde 90-85.

Insomma, è una partita buttata via, no stra-buttata via che deve per forza, sottolineiamo per forza, avere delle conseguenze. Perché le decisioni dell’allenatore sono inequivocabili. Minuti e cambi alla mano. Udine al momento è un ibrido tra la cara vecchia Apu e una nuova squadra che non ha i riferimenti in campo che servirebbero. Mancano all’appello almeno due americani.

Guarda caso sa subito Gilyard e Sneed (per lui alla fine 34 punti, proprio uno così manca all’Apu o no?) sono i pericoli pubblici principali per la banda di Vertemati che piazza il mastino Ikangi per limitarli.

Fine primo quarto: 20-17 per Cantù. Uno schiaccione e una stoppata di Mekowulu, una grande azione sull’asse Hickey-finalmente Spencer e una tripla di Calzavara sono le cose più belle fatte dall’Apu nel secondo quarto.

Difendendo e correndo, più o meno come cantava Venditti, al tramonto del secondo quarto i ragazzi del West mettono la freccia (37-36). Dura un attimo, perchè Sneed segna due triple di fila, ma è quanto basta per far capire agli ospiti che la strada è quella giusta.

Difesa e contropiede: così si può vincere. Limitando le palle perse (10), i rimbalzi in attacco (9) e tirando meglio da tre (solo 2 su 10).

Fa rumore, però, molto rumore la scelta di Vertemati di affidarsi poco a Dawkins. L’ala americana ha giocato una manciata di minuti nei primi due quarti e questo è un problema.

Grande? No. Enorme. È l’ala titolare, il regolamento dice che ci sono sei americani in squadra, l’ala titolare deve giocare sempre o quasi. È il tiratore, è quello che deve portare una ventina di punti a partita. Come accade in tutte le altre squadre. È matematica. Avete visto Sneed, quello di Cantù? Ecco quello è il mestiere del tiratore.

E in serie A ci si sta con 4-5 americani che segnano 15-20 punti a partita. Se poi hai la fortuna di avere gente come Alibegovic, Ikangi e soprattutto Calzavara in rampa di lancio sei ben oltre la metà dell’opera.

Sul filo dell’equilibrio nel finale di quarto l’Apu cerca forza, precisione (ancora 2 su 12 da tre) e lucidità per spezzarlo. La difesa sale di tono, i brianzoli non segnano per quattro lunghissimi minuti. E arrivano le tripla di Dawkins (moscva bianca, deleterio) e Alibegovic (14-0 di parziale) per il 61-51 macchiato da una tripla presa a fil di sirena da Moraschini che peserà come un macigno.

Si riparte dal 61-54 di Udine. Intensità, difesa e lucidità: è quello che serve all’Apu per portarsi a casa una vittoria fondamentale. Hickey sembra in missione, versione Desio vigilia dello scorso Natale,

Invece Sneed, forte ma forte forte, ala vera, segna da tre. Bowden anche. Dawkins perde palla. Brewton scompare. Udine, insomma, si inceppa sul più bello. Ancora una volta come le squadre imperfette non ha avuto la forza di prendersela la partita.

Questione di punti nelle mani: Cantù nei suoi giocatori ne ha di più. Sneed a 5’ dalla fine pareggia (65-65), l’Apu è in bambola. Letteralmente smette di giocare.

Dal + 10 al baratro (14-0 di parziale) sorpasso. Più cinque, sembra finita invece la squadra di Vertemati ha un orgoglio pazzesco e si guadagna nell’ultimo minuto della partita almeno tre occasioni per vincerla.

E quando in serie A per due volte la vittoria te la lasci sfuggire, non c’è una terza possibilità. Meditate gente, meditate. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto