Apu fatta con logica e oltre le leggende metropolitane

Udine e Cividale completate: ora il campo. Gesteco tra continuità e giovani di talento

Antonio Simeoli
Un momento dell'ultimo derby fra Apu e Gesteco della scorsa stagione
Un momento dell'ultimo derby fra Apu e Gesteco della scorsa stagione

I giochi sono fatti. All’Apu e alla Gesteco le squadre sono fatte. A venti giorni dai primi raduni già si sente il profumo, per chi ha calcato i parquet di qualsiasi livello, inebriante della palestra. Le gambe che non girano, i canestri che non entrano, i nuovi compagni da conoscere.

Cividale il suo mercato l’ha chiuso a tempo di record. Coach Pilla ha dato le indicazioni durante l’anno, Micalich gli ha preso i giocatori che voleva scovando dalle serie minori un paio di giovani interessanti e prendendo un usato sicuro come Mastellari o rampanti come Bartoli e Berti innestati nella base solida del trio Rota-Miani-Dell’Agnello e del riconfermato tiratore Redivo.

Il pivot? arriverà. Forse. Perché l’occhio lungo di coach Pillastrini ha dettato la linea: far crescere i giocatori e tenersi una “fiche” anche nell’eventualità di infortuni, vera incognita di una stagione. La dimensione di Cividale, infatti, per budget e filosofia, non prevede acquisti in corso d’opera di italiani, men che meno colpi “alla Gentile” stile Apu vecchia maniera.

Già l’Apu. A Udine e dintorni da qualche settimana negli ambienti del basket (a proposito c’è maretta, e non solo con l’Ubc, nel progetto Young Stars) circola una leggenda metropolitana secondo cui il presidente Pedone nel primo o secondo colloquio con coach Vertemati lo abbia messo in guardia.

“Attento al Messaggero, quelli ce l’hanno con noi, ci hanno attaccato tutto l’anno, e tifano Cividale. Ho cercato di comprare il giornale (vero, ndr) ma non me l’hanno venduto (vero, ndr)”.

Dai, non può essere vera sta leggenda. Prendiamo atto, però, che a tutte le critiche arrivate da noi sulla gestione fallimentare della scorsa annata, la società abbia risposto nella maniera suggerita da mesi: asse coach-ds a fare la squadra, equilibrio nelle scelte, nessuna fretta nel prendere gli stranieri, profilo basso ma non troppo, solidità societaria.

La politica delle figurine, degli americani presi a giugno, dell’ossessione per la presenza del vicino di casa ex amico, pare accantonata. Sarà il campo a giudicare la squadra di Vertemati. Ma con Monaldi, Clark, Alibegovic, Gaspardo e Da Ros, con Caroti, Ikangi e la curiosità di vedere all’opera lo yankee Arletti (che bello andare a palazzo e gustarsi la crescita di un giocatore) pare già una squadra molto competitiva.

L’esperienza e la duttilità di Delia sotto canestro, argentino che non spreca un visto, va in questa direzione. Da Trieste ne parlano bene, anche come uomo spogliatoio. Andrà aspettata questa squadra, vero, aiutata a crescere anche con i giudizi, perché, leggende a parte, se Udine vince, o se lo fa Cividale, non ne possono che beneficiare i tanti appassionati friulani, giornalisti compresi. Il coach dell’Apu, che ha frequentato piazze importanti come Varese e respirato l’aria dell’Eurolega, l’avrà ben capito.

E allora in bocca al lupo per la stagione. Con sei derby da giocare, e la variabile delle sfide con Trieste, i tifosi della palla a spicchi, che hanno riempito il palasport di Cividale e quello di Udine, anche e forse più in una stagione negativa, già si sfregano le mani.

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