Anna, il gatto nero e il sogno di rimonta sul filo dei 200 all’ora

ARTEGNA. Paolo Andreucci e Anna Andreussi non sono nuovi alle sfide. Insieme - lui pilota toscano, lei navigatrice di Artegna per Peugeot- ne hanno vinte molte. Tra meno di tre settimane si giocheranno a Verona il titolo italiano di rally, ma sta volta non da favoriti. Nelle ultime gare sono sembrati in difficoltà. Giandomenico Basso sta dimostrando invece di avere qualcosa in più. Da tenere d’occhio anche Umberto Scandola, in netta ripresa. È insomma un finale di stagione del tutto particolare per Paolo ed Anna. Lui ha grande razionalità e sangue freddo, lei con un po’ di tensione. Hanno caratteristiche diverse, ma è questa complementarietà a renderli vincenti. Anche di questo abbiamo parlato ieri con Anna.
Come si prepara una gara importante come quella di Verona?
«Sinceramente non vorrei fosse diversa dalle altre. Mi auguro che riusciremo a prepararla con la stessa precisione con cui prepariamo ogni gara e con la stessa serenità. Speriamo che la tensione non si faccia sentire troppo, almeno per me».
E Paolo, come la sta vivendo?
«Tra i due è lui quello più razionale. Riesce sempre a restare lucido e mettere da parte la tensione. Io gli dico sempre che nelle vene non gli scorre sangue, bensì acqua. Paolo sa essere un uomo di ghiaccio, mentre io sono quella più emotiva. Per fortuna questa sua freddezza mi dà molta fiducia e molta forza. Mi fa stare tranquilla».
Come imposterete la gara? «Beh, sarà una gara all’attacco. Non ci concentreremo però solo sulla tattica. Molto si giocherà, credo, proprio sulla capacità di restare lucidi. E poi bisognerà fare le scelte giuste. Sarà una gara di metà autunno, in cui i cambiamenti meteo potrebbero risultare fondamentali. Bisogna saper valutare bene tutte le varianti, sta volta più che mai».
Si sente la tensione in casa Peugeot?
«Nel team c’è attesa e anche un pizzico di tensione. É uno dei migliori team italiani. Tutti ci sono molto vicini e stanno facendo il possibile per metterci nelle condizioni migliori. La responsabilità finale però è nostra».
Già in altre occasioni vi siete giocati il tutto per tutto all'ultimo.
«Due anni fa a Verona abbiamo vissuto la stessa identica situazione. Eravamo terzi, con i primi e tre equipaggi molto ravvicinati per punteggio, e poi, alla fine, abbiamo vinto il tricolore. Paolo ha saputo gestire bene la variante metereologica».
Avete dei riti scaramantici prima di ogni gara?
«Paolo non è assolutamente scaramantico. Io, invece, scelgo sempre la stessa biancheria, perché penso mi porti fortuna. Cinque anni fa è capitato che un gatto nero ci abbia attraversato la strada poco prima della gara. Io e Paolo ci siamo guardati e nel dubbio io ho lanciato fuori dal finestrino dieci centesimi».
E poi com’è andata?
«Così e così. Se ne incontriamo uno a Verona è meglio raddoppiare la cifra».
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