All’Udinese sono in arrivo altri stipendi

UDINESE. È ancora in alto mare l’accordo sul taglio stipendi in casa bianconera. Un tema tornato di stretta attualità dopo l’ufficialità della ripartenza della serie A, là dove l’Udinese risulta anche uno degli otto club con le carte in regola per ricorrere al prestito garantito dello Stato previsto dal Decreto Liquidità, in virtù di una solidità di bilancio invidiabile e che rispecchia i parametri previsti.
Caso stipendi
Prima, tuttavia, va fatto il punto sul taglio stipendi, con buona parte dei calciatori di serie A sempre più “curiosi” di sapere come, quanto e se verranno pagate le mensilità di marzo e aprile: quelle che, stando alle linee guida individuate dalla Lega, andavano tagliate a piè pari dalla retribuzione totale lorda annua in seguito alla sospensione forzata del campionato, ma anche le uniche da conteggiare in caso di ripresa, esentando quindi maggio e giugno come era stato deciso in caso di chiusura anticipata della stagione. Su questa direttiva aveva obiettato l’Assocalciatori, la quale aveva subito messo in rilievo la particolarità di marzo, con alcune squadre scese in campo fino a metà di quel mese.
È stato così anche per l’Udinese, che dopo avere affrontato la Fiorentina l’8 marzo, si era poi allenata fino a mercoledì 11 al Bruseschi. Dopo avere regolarmente ricevuto lo stipendio relativo a febbraio, i bianconeri si apprestano a ricevere a breve la busta paga di marzo che, stando alle linee guida di cui sopra, potrebbe essere anche tagliata in mancanza di un accordo privato tra società e giocatori che ne quantifichi la percentuale di riduzione concordata. Per l’appunto, è il famoso taglio che in casa bianconera non è stato ancora trovato, al contrario di quanto invece è stato fatto al Watford, l’altro club di proprietà dei Pozzo.
Prestiti garantiti
Tuttavia, resta difficile prevedere brutte sorprese per i bianconeri, soprattutto perché la società bianconera presenta una solidità di bilancio a dir poco invidiabile per molti club, specie quelli che hanno già speso prima di incassare. E qui il discorso è relativo all’ultima rata dei diritti televisivi, somma che in casa bianconera si aggira sugli 8 milioni di euro.
Quei soldi l’Udinese non li ha spesi e questa particolarità fa la differenza in un altro ambito finanziario, visto che può permettere al club di accedere ai prestiti garantiti dallo Stato, previsti per molte aziende e sui quali anche alcune società di A stanno ragionando.
È una delle misure previste dal Decreto Liquidità che ai club interessati, e con le carte in regola, permetterebbe di dare ossigeno alle casse svuotate dall’emergenza legata al Covid-19: consiste in un prestito bancario garantito da Sace Spa, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, con un tasso quasi a zero (dovrebbe essere dello 0,50 annuo). Il finanziamento prevede inoltre una durata di sei anni e non potrà essere superiore al 25 per cento del fatturato 2019 o al doppio dei costi per il personale. Il 25 per cento sarebbe comunque una cifra importante, soprattutto tenendo conto dell’esistenza a monte di una garanzia dello Stato italiano che coprirebbe il 70, l’80 oppure il 90 per cento degli importi a seconda della dimensione delle aziende.
I requisiti
L’Udinese, come detto, è tra le otto società che rispetta almeno cinque dei sei parametri richiesti: tra questi ci sono anche l’avere la propria sede in Italia, non rientrare nel perimetro delle imprese in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019 e non avere esposizioni deteriorate al 29 febbraio 2020, una posizione già certificata dal bilancio 2018-2019. È l’esercizio contabile in cui risultano i 18 milioni immessi come prestito da Gino Pozzo alla sua Udinese, al fine di dare liquidità per fare fronte a spese, in attesa di introiti certi, evitando così il passaggio costoso del sistema bancario.
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