Alessia Trost fa autocritica: «I due metri saltati nel 2013 mi hanno fatto solo male»

La saltatrice in alto fa il punto sopo le ultime deludenti stagioni «Voglio essere felice e vedere il lato positivo anche se supero 1.92» 

l’intervista



Alessia Trost ha ripreso ad allenarsi dopo la delusione dei campionati Europei indoor. Presentatasi a Glasgow con 1,94, misura che le avrebbe garantito la finale del salto in alto, è uscita in qualifica con un modesto 1,85. La battuta d’arresto, una delle tante degli ultimi anni, l’ha costretta nuovamente a fare i conti con se stessa e con le aspettative che lei – e gli altri – nutrono viste le sue qualità. La riflessione è disarmante: «Il mio passato, i due metri saltati, sono troppo ingombranti – afferma la 26enne di Pordenone -. Ho accettato di ridimensionarmi e di cambiare l’immagine di me stessa». Un ragionamento che apre prospettive diverse, anche in vista della stagione all’aperto col culmine rappresentato dai mondiali di Doha.

Trost, partiamo dagli Euroindoor. Cosa non ha funzionato?

«Non sono ancora stabile tecnicamente. O salto molto bene o molto male: a Glasgow è andata in quest’ultimo modo. E visto che non sento ancora del tutto mia la tecnica vado nel pallone».

Gareggia da tanti anni: come mai succedono ancora questi imprevisti?

«Non ho ancora automatizzato del tutto il salto. Deve essere totalmente concentrata e non pensare a nient’altro che ai movimenti. Quest’anno ero partita benissimo, con 1,94 saltato due volte a Hustopece e a Banska Bystrica: quindi, forse inconsciamente, mi sono rilassata e sono tornata sotto l’1,90. Quindi agli Europei ho aggiunto il carico di aspettative con cui, da sempre, mi devo sempre confrontare».

E ha fatto patatrac.

«Non credo sia normale ma è il mio percorso (iniziato nell’autunno del 2016 con Marco Tamberi, ndr). Non ho recriminazioni, stiamo lavorando al cento per cento. Se sia la strada giusta o sbagliata non la so. Posso dire che, magari, quei 2 metri che ho saltato nel 2013 non li valevo. O meglio: li valevo ma non ero e non sono una saltatrice da quella misura».

Tamberi, a proposito, le diceva sempre di cancellare il suo passato.

«Devo liberarmi dei titoli mondiali vinti da allieva e da junior: se mi confronto sempre con quell’Alessia anche andare oltre 1,90 è un fallimento. Invece sono obbligata e voglio, soprattutto per me stessa, essere felice e vedere il lato positivo pure se salto 1,92. Ho accettato di ridimensionarmi e di cambiare la mia immagine». —





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