Vent’anni da Udinese-Barcellona: quel maledetto 0-2 è l’ultima partita in Champions dei bianconeri
Il match si disputò il 7 dicembre 2005 allo Stadio Friuli. Alla squadra di Cosmi sarebbe bastato un pari senza reti per accedere agli ottavi

Il 7 dicembre del 2005 si giocò Udinese-Barcellona. Poteva diventare il momento più alto della storia del club bianconero. Finì nel peggiore dei modi con una delusione enorme, pari solo all’esclusione dal preliminare di Champions League del 2012 con lo Sporting Braga.
La squadra allenata da Serse Cosmi arrivò alla sfida con la squadra di Frank Rijkaard che a fine stagione avrebbe alzato la Coppa dalle grandi orecchi con la possibilità di qualificarsi pareggiando 0-0 indipendentemente dal risultato dell’altra partita tra Werder Brema e Panathinaikos, questo grazie ai due successi su greci (3-0 al Friuli, 1-2 ad Atene) e al punto ottenuto con i tedeschi (1-1 in casa e ko per 4-3 a Brema). Ci si aggrappava alle motivazioni: per il Barcellona quella era una partita che contava poco, il primo posto era assicurato, l’Udinese si giocava la storia: lo 0-0 avrebbe significato qualificazione e approdo alla fase a eliminazione diretta agli ottavi di finale. Pensate: l’Udinese tra le sedici migliori d’Europa, roba da far girare la testa per una squadra alla prima e finora ultima presenza in Champions.
Il Barcellona si presentò al Friuli senza il suo tridente: rimasero in Catalogna gli infortunati Xavi e Thiago Motta oltre a Eto’o e Ronaldinho tenuti a riposo, in panchina il vice Ten Cate sostituì il febbricitante Rijkaard, davanti giocarono Giuly, Larsson ed Ezquerro. Cosmi schierò una squadra molto muscolare con l’intento di strappare il pari: Vidigal, Obodo e Muntari in campo, Mauri in panchina e davanti Iaquinta e Di Natale.
Udinese bloccata dalla paura, Barcellona da minimo sindacale che si rese pericoloso nel primo tempo con una traversa e un palo colpiti da Giuly a De Sanctis battuto. A un quarto d’ora dalla fine Cosmi inserisce Mauri e Di Michele il quale si mangia l’unica vera clamorosa occasione dell’Udinese in tutti i 90’. Dall’altra parte il diciassettenne Messi resta in panchina, entra, invece, un giovane che farà la storia del calcio spagnolo e mondiale: Andrés Iniesta. Sensini confida nella “clemenza” del senatore che c’è dall’altra parte, Puyol. Vediamo di non farci del male inutilmente.
La leggenda narra che una brutta entrata di Pinzi su un avversario fa saltare la mosca al naso ai blaugrana. Sta di fatto che mentre sulle tribune del Friuli scatta la ola, a sei minuti dal 90’ arriva la rete di Ezquerro. Cala il gelo. L’Udinese è come un pugile a cui è bastato un pugno per ritrovarsi al tappeno. Si rialza ma non c’è più in campo. Al 90’ arriva il raddoppio di Iniesta. Il sogno svanisce. Le lacrime di Sensini e Bertotto dicono ancora tutto anche a distanza di vent’anni.
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